Il dato emerge da una nuova ricerca condotta dalla Manchester Metropolitan University e dal German Aerospace Center (DLR). Prima di addentrarci nell’argomento, è bene ricordarsi che la scorsa primavera il COVID-19 determinò un crollo del 90% del traffico aereo. Ciò, insieme alla paralisi quasi totale delle attività antropiche in vaste zone del pianeta, contribuì a un temporaneo miglioramento delle condizioni ambientali.
E’ interessante evidenziare come un terzo dell’impatto climatico del trasporto aereo sia dovuto alle emissioni di anidride di carbonio e due terzi da elementi diversi dal biossido di carbonio, come ad esempio le scie di condensazione. A tutto ciò si deve aggiungere il contributo di altre emissioni dovute all’attività antropica come ad esempio il vapore acqueo, la fuliggine, l’aerosol e le micro particelle di solfato presenti nelle scie di scarico dei motori degli aerei.
Un altro elemento importante, che viene messo in evidenza all’interno dello studio, è che tali scie riducono la dispersione del calore terrestre, provocando in tal modo il riscaldamento della bassa atmosfera.
Per quanto riguarda l’anidride carbonica, il trasporto aereo mondiale ha emesso 32.600 milioni di tonnellate a partire dal 1940. Di tutto questo volume, la metà è stata generata solo negli ultimi 20 anni (percentuale alimentata principalmente dall’Asia) e rappresenta circa l’1,5% delle emissioni antropiche totali di CO2. Includendo tutte le emissioni, il contributo aumenterebbe al 3,5%.
Fonte meteogiornale.it