Nel periodo da ottobre a febbraio è frequente il noto fenomeno meteo dell’inversione termica. Possiamo affermare che nelle condizioni di alta pressione tipiche delle nostre latitudini, soprattutto in aree lontane dal mare, l’inversione termica è un fenomeno meteo molto frequente.
Cosa si intende per inversione termica? Per descrivere questo concetto bisogna partire da un preciso assunto: la temperatura varia normalmente con la quota, diminuendo in media di circa 0,5°C – 1°C ogni 100 metri d’altezza, a seconda delle caratteristiche della colonna d’aria, che può essere più o meno satura.
In autunno e in inverno può facilmente accadere che la temperatura aumenti all’aumentare della quota, esattamente il contrario di quanto accade in atmosfera normale e ciò avviene proprio in condizioni anticicloniche soprattutto persistenti.
Il gradiente termico verticale non è dunque sempre stabile, ma in particolari condizioni meteo si possono trovare strati d’aria più fredda al di sotto di aria più calda che li sovrasta. Si parla di inversione termica, proprio perché s’inverte l’andamento tipico delle temperature che in genere decrescono con l’altitudine.
È capitato in diversi casi che facesse più caldo a 2000 metri che al suolo ed è un fatto molto più frequente di quanto si possa pensare, soprattutto se il meteo è ostinatamente anticiclonico, come successo diverse volte nei recenti inverni.
L’inversione termica si verifica con notevole diffusione solitamente in corrispondenza degli anticicloni invernali. In taluni casi, quindi, la temperatura può risultare più bassa in pianura piuttosto che in montagna, dove si viene a creare un tepore primaverile.
In assoluto, l’area più esposta alle inversioni termiche è quella della Pianura Padana, per la sua particolare conformazione orografica protetta che favorisce ulteriormente il ristagno verso il basso dell’aria più fredda ed umida.