Chi ha nel cuore la meteorologia, per passione o per lavoro non fa differenza, giunti a fine estate inizia a desiderare freneticamente il sospirato inverno. La ragione non è da ricercare in basi scientifiche, che niente avrebbero a che fare con la pura passione, ma bensì in eventi che richiamano quella voglia di evadere dalla consapevolezza di trovarsi in un paese – l’Italia – invidiato da tutto il mondo per le sue vicende atmosferiche soleggiate e miti.
Sappiamo bene come tale etichetta possa essere smentita in diversi periodi dell’anno, allorquando gli eventi climatici ci ricordano la bellezza e la varietà di un clima (quello mediterraneo) unico nel suo genere. Ma proprio la natura stessa del clima rende l’inverno la stagione più amata dalla stragrande maggioranza di chi vive la passione per questa splendida scienza.
Ecco allora scaturire l’immensa gioia nel sentire, ma ancor più vedere, la cosiddetta “dama bianca” ammantare col suo candido velo territori dai quali vorremmo attingere splendide cartoline. E come non emozionarsi nell’udire i racconti di anni passati, quando i fiabeschi paesaggi invernali colmavano le memorie dei nostri nonni, alimentando dei sogni con la speranza che potessero diventare realtà?
Certamente il progresso tecnologico è venuto incontro a coloro i quali giornalmente scrutano tra la moltitudine di modelli matematici alla ricerca di un segnale, rappresentato da una tonalità di colore, in grado di alimentare i desideri “bianchi”. Ma forse tutto ciò porta via parte di quel fascino che solo l’attesa al di qua di un uscio è in grado di dare. Come non ricordare la fanciullezza, quando si attendeva in trepidazione il classico appuntamento con le previsioni meteo alla tv. Quando le parole di chi già allora scrutava nell’immediato futuro, erano in grado di donarci quelle emozioni che divenivano indescrivibili quando la tenue luce proveniente dall’esterno nascondeva in se i primi fazzoletti bianchi. Ed il giorno dopo il risveglio rappresentava una festa. Per grandi e piccini.
I tempi moderni hanno certamente determinato la genesi di un nuovo tipo di attesa. Le diverse opzioni tecnologiche consentono di scrutare nel lungo termine. Ma la natura, talvolta lo si dimentica, esula da rigidi schemi modellistici. E da ciò nasce la nuova frontiera delle “meteo delusioni”, dell’umore relazionato al non rispetto delle nostre aspettative. Ma chissà, magari il tutto è un progetto a noi oscuro per ricondurci al passato, quando l’unico mezzo telematico a nostra disposizione risultava l’attesa, la saggezza e l’intuito di chi, molto prima di noi, era in grado di redigere delle previsioni che difficilmente fallivano.
Ripensando ciò non si può non avere un pizzico di nostalgia. Soprattutto oggi che le basi sembrano essere quelle che un tempo conducevano ad inverni considerati attualmente eccezionali, sarebbe bello vivere nella consapevolezza che il clima, quello nostro, è tra i più belli esistenti. E magari proprio dal nostro essere profondamente mediterranei nasce la spasmodica attesa per quegli eventi che rappresentano l’eccezione, non la regola.
Fonte meteogiornale.it