I modelli previsionali sono croce e delizia dei meteo appassionati. Inutile girarci attorno, quando mostrano certi scenari – indipendentemente dalle stagioni – possono esaltare o deprimere l’umore di chi li guarda.
In questi ultimi giorni, lo saprete, non si fa altro che parlare del gelo. Del gelo siberiano, di quel gelo che alle nostre latitudini si vede raramente e che quando arriva lascia il segno. Arriverà, su questo non c’è dubbio. Ma pesano, al momento, incertezze grandi come macigni. Diciamocelo: siamo a un passo da un evento incredibile.
La portata del gelo che si scaglierà sull’Europa orientale è incredibile. Sino a qualche giorno fa il nocciolo gelido veniva attribuito all’Italia. Poi, come spesso capita con questo tipo di configurazioni, è stato rivisto a est. Per quale motivo? Sostanzialmente per un motivo: la difficoltà nel leggere i moti antizonali. Ossia nel leggere quegli spostamenti di masse d’aria in senso contrario alla normale circolazione zonale emisferica, che come ben saprete spinge l’aria da ovest verso est.
Da qui la difficoltà nel capire se il blocco anticiclonico reggerà o meno. Da cosa dipende? Beh, dipende soprattutto dall’invadenza atlantica. Sì, perché sarà proprio un’enorme depressione atlantica a far partire verso nord l’Alta delle Azzorre ma se sino a sabato l’azione depressionaria veniva indicata come stazionaria, negli ultimi giorni sembrerebbe in grado di progredire verso ovest rompendo il muro anticiclonico.
Ne siamo così sicuri? No, noi non siamo così sicuri. Tenete conto che il forte gradiente termico che si sta strutturando potrebbe esso stesso rappresentare carburante essenziale per la tenuta meridiana dell’Alta Pressione. Quindi occhio ai ribaltoni dell’ultimo minuto e soprattutto occhio a una dinamica che potrebbe caratterizzare gran parte della seconda metà del mese di febbraio. A dispetto di un Atlantico che proverà in tutti i modi a contrastare il gelo continentale.