Il 4 maggio 1949, alle ore ore 17:05 l’aereo trimotore I-Elce, di ritorno da Lisbona, si schiantò contro il muraglione del terrapieno superiore della Basilica di Superga, sulla collina torinese. La tragedia si consumò per via del maltempo.
Nel momento dello schianto le condizioni meteo vedevano pioggia fitta e nebbia. Il tempo su Torino era pessimo: nubi basse quasi a contatto col suolo, rovesci di pioggia, forte libeccio con raffiche, visibilità orizzontale scarsissima (40 metri).
Per anni si è cercato di comprendere le esatte cause che hanno portato l’aereo fuori rotta. A seguito di recenti indagini è emersa la possibilità che l’altimetro si fosse bloccato sui 2000 metri e quindi inducesse i piloti a credere di essere a tale quota, mentre invece erano a soli 600 metri dal suolo.
Il velivolo trasportava l’intera squadra di calcio del Torino, un team in quel periodo di invincibili etichettato come il “Grande Torino”. Le vittime furono 31, comprensive dell’intera squadra, i dirigenti, gli accompagnatori, l’equipaggio e tre giornalisti: Renato Casalbore, Renato Tosatti e Luigi Cavallero.
In sostanza venne azzerata non solo la squadra dominatrice assoluta di quegli anni del Dopoguerra, ma anche tanti giocatori della Nazionale Italiana, che provenivano proprio dal Torino. Una lapide ricorda i 31 caduti ed anche quest’anno, nonostante il coronavirus, si è ricordato l’evento con una cerimonia.
La tragedia ebbe una grande risonanza sulla stampa mondiale, oltre che in Italia, proprio per la grande fama della squadra calcistica. Il giorno dei funerali quasi un milione di persone si recò in piazza per partecipare all’ultimo estremo saluto alla squadra.