In queste settimane si è tornati a parlare di Meteoriti. Lo abbiamo fatto varie volte anche noi. Ma la nostra attenzione si è indirizzata sia verso la possibilità che tali eventi siano corresponsabili di epidemie, ma anche di cambiamenti climatici, se non ben peggio: un cataclisma.
La NASA cerca fondi per prevenire l’impatto di grossi massi provenienti dallo spazio, quelli che travolgerebbero il Pianeta annientando l’attuale forma di vita: gli Asteroidi Ciò appare come fantascienza, e mettiamola così, è una delle tante disgrazie remote che potrebbero succedere, perciò niente allarmismo.
Ebbene, in questi giorni è apparsa la notizia di nuove scoperte sulla più grande esplosione causata da un Meteorite in epoca moderna. Gli scienziati hanno pubblicato una nuova teoria, stavolta piuttosto sorprendente, se non agghiacciante, per l’evento accaduto nell’area della Tunguska nel 1908 in Siberia centrale. Innanzitutto, la forza dell’esplosione che si ebbe può essere paragonabile a quella di 185 bombe di Hiroshima.
Il Meteorite causò una deflagrazione catastrofica. Per decenni gli esperti sono sconcertati dalla detonazione che ha spazzato via più di 80 milioni di alberi, per fortuna in una zona remota dell’immensa Russia.
Lo studio degli scienziati russi pubblicato nel Monthly Notice della Royal Astronomical Society, sottolinea che l’esplosione fu “il risultato di una struttura extraterrestre che non ha avuto un impatto diretto sulla superficie terrestre”.
Il meteorite era costituito principalmente di materiale ferroso. Il maggior punto di avvicinamento alla Terra è stato di appena 10-15 chilometri (ipotesi), passando ad una velocità inaudita di 20 chilometri al secondo.
Durante la fase di attraversamento dell’atmosfera terrestre ha perso circa 30 milioni di tonnellate di materiale, principalmente evaporato nell’ingresso in atmosfera, con conseguente deflagrazione che poi ha causato l’onda d’urto che ha raso al suolo chilometri e chilometri di foresta. Durante l’avvicinamento alla Terra si dev’essere generata una palla di fuoco enorme, che nell’area interessata potrebbe aver coinvolto tutta la volta celeste, e dare l’impressione di un cataclisma da fine del Mondo. Non è noto se in quell’area ci fossero esseri umani, ma nel caso, non sarebbero sopravvissuti. Moltissime migliaia di animali sono stati uccisi dal cataclisma.
Il Meteorite aveva probabilmente un diametro di circa 200 metri, o forse meno, si parla anche di 50 metri. Dalle informazioni che abbiamo, l’avvicinamento di un Meteorite alla Terra di quelle dimensioni, con gli strumenti attuali sarebbe difficilmente prevedibile. E’ per tale motivo che la NASA ha lanciato un avvertimento che equivale ad un’allerta.
Lo studio teorizza che il Meteorite fosse costituito di materiale ferroso, e che per la sua natura e l’esplosione, sia sbalzato via dall’atmosfera terrestre e non abbia raggiunto con la sua massa il suolo.
Per intenderci, la palla di fuoco è rimbalzata in atmosfera ad una velocità di 20 chilometri al secondo, perdendo circa 500.000 tonnellate al secondo.
Il contatto del Meteorite in atmosfera ha generato una sorta di plasma infuocato, quindi ad altissima temperatura che ha generato un’esplosione e l’onda d’urto.
Gli scienziati hanno fatto una scoperta terribile: nell’epicentro dell’area più prossima all’esplosione del Meteorite, la temperatura al suolo ha raggiunto valori prossimi ai 500/1000°C. Mentre la superficie del Meteorite aveva una temperatura di 10.000°C circa.
Il team di ricercatori sostiene che “l’assenza di goccioline di ferro attorno all’epicentro è dovuta dall’alta velocità del corpo spaziale durante il passaggio attraverso l’atmosfera terrestre, e all’altissima temperatura (10.000°C).”
“Con tale velocità e temperatura c’è stata una perdita di massa del Meteorite per sublimazione del materiale sotto forma di singoli atomi, che per altro possono essere trovati sulla superficie terrestre come ossidi di ferro, che non differiscono dagli stessi ossidi di ferro di origine terrestre.” Ciò ha indotto in errore molte ricerche.
Questa teoria è supportata dal fatto che non ci sono resti di questo corpo e crateri sulla superficie della Terra.
L’evento ha illuminato il cielo notturno sulla sua scia in Europa e persino in America. Le spedizioni sovietiche nel remoto fiume Podkamennaya Tunguska, hanno evidenziato la mancanza di detriti o crateri in superficie. Lo scienziato italiano Luca Gasperini, dell’Università di Bologna, ha affermato che il lago Cheko, a cinque miglia dall’epicentro, ha riempito il cratere ma la sua ricerca è fortemente contestata dagli accademici russi.
Il dott. Karpov ha affermato che la nuova teoria “può spiegare gli effetti ottici associati a una forte prosperosità degli alti strati dell’atmosfera in Europa, che ha causato un bagliore luminoso del cielo notturno”.
L’evento Tunguska ha portato a una serie di teorie, circa 100.
Gli abitanti di Evanki credevano che fosse una visita di un Dio arrabbiato chiamato Ogdy. Affermarono: “ci fu un botto nel cielo e un potente schianto. Lo schianto è stato seguito da un rumore simile a pietre che cadevano dal cielo o di pistole che sparavano. La terra tremava “, ha detto un siberiano nativo a circa 60 km dall’epicentro”. In effetti, altri scienziati hanno sottolineato che si ebbe una scossa sismica causata dalla deflagrazione.
Un abitante sostenne: ‘ho sentito un calore insopportabile, come se la mia camicia fosse in fiamme”. Eppure si trovava a 60 km di distanza dall’epicentro dell’evento meteorico.
Ci si chiede, un’esplosione di tale entità, abbiamo parlato di 180 bombe atomiche, può avere influenza sul clima? Abbiamo reperito informazioni nel team di climatologi, ebbene, un evento del genere ha avuto ripercussioni in atmosfera con la formazione di una patina di fumo che ha per qualche tempo fatto da schermo ai raggi solari, abbassando la temperatura del Pianeta di qualche decimo di grado centigrado. Ciò al pari di una potente esplosione vulcanica.
Ma la ricerca svolta è piuttosto ampia, ci promettiamo di fare ulteriori approfondimenti e aggiornamenti.
Gli scienziati coinvolti nello studio sono: Daniil E. Khrennikov, 1 Andrei K. Titov, 2 Alexander E. Ershov, 1,3 Vladimir I. Pariev4 ‹e Sergei V. Karpov 1,5,6
1. Università Federale Siberiana , Svobodny Av. 79/10, Krasnoyarsk 660041, Russia
2. Istituto di fisica e tecnologia di Mosca, Institusky Per. 9, Dolgoprudny 141700, Russia
3. Institute of Computational Modeling SB RAS , Akademgorodok 50/44, Krasnoyarsk 660036, Russia
4. PN Lebedev Physical Institute, Leninsky Prosp. 53, Mosca 119991, Russia
5. LV Kirensky Institute of Physics, Centro federale di ricerca KSC SB RAS , Akademgorodok 50/38, Krasnoyarsk 660036, Russia 6 Università statale siberiana di scienza e tecnologia, Krasnoyarsky Rabochy Av. 31, Krasnoyarsk 660014, Russia
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