Ormai non c’è più alcun dubbio: la stagione invernale 2020/2021 sarà influenzata da La Nina, nel bene e nel male. Stiamo parlando di un fenomeno che modificherà la corrente a getto sul Nord America e sull’Oceano Pacifico, estendendo l’influenza climatica a livello planetario. Tutti i principali modelli stagionali, in questo momento, vedono una corrente a getto fortemente alterata.
Ciò detto, dobbiamo ricordarci che quando si parla di proiezioni stagionali non esiste una “bacchetta magica”. Il sistema meteorologico globale è estremamente complesso, una perfetta simulazione dal vivo della teoria del caos, con molti fattori climatici su larga scala e su piccola scala. Ecco quindi che limitarsi all’analisi di un singolo evento, pur impattante come la Nina, può essere fuorviante.
L’ENSO, per chi non ne fosse a conoscenza, ha un impatto importante sui modelli di convezione tropicale e sulla complessa interazione del sistema oceano-atmosfera. Di solito osserviamo uno spostamento, su scala globale, nella distribuzione di Alte e Basse Pressioni. Storicamente, l’effetto più tipico de La Nina è un forte sistema blocco anticiclonico nel Pacifico settentrionale.
Dopo aver superato il Canada e gli Stati Uniti, la corrente a getto si sposta nell’Atlantico. Ci sono diversi percorsi che può intraprendere: molto dipende dal modello di oscillazione artica e dalla distribuzione di Alte e Basse Pressioni nell’Atlantico. È qui che La Nina probabilmente perde la sua influenza diretta, ossia quando l’Atlantico prende il sopravvento. Va detto che una certa influenza comunque rimane, spesso con un cambiamento del posizionamento della corrente a getto. Il problema è che il risultato finale è molto più imprevedibile nella zona euro-atlantica che nel Nord America (che ha un’influenza più diretta).
Abbiamo analizzato con molte attenzione due tra i più importanti modelli stagionali, ovvero l’europeo ECMWF e l’americano CFSv2. Possiamo farvi una sintesi, o meglio, una media delle due proiezioni. Si potrebbe affermare che l’ Europa potrebbe far registrare temperature più alte del normale. Ciò non significa che non ci saranno irruzioni fredde e rigide giornate invernali, ma che certi episodi saranno meno frequenti.
L’enorme discrepanza modellistica, ad oggi, sta nello stabilire l’influenza dell’Alta Pressione oceanica. Una discrepanza non da poco, visto e considerato che qualora dovesse spingersi frequentemente a nord potrebbe dar luogo a imponente irruzioni artiche. Al contrario, dovesse rimanere distesa sui paralleli o allungarsi sull’Europa, le perturbazioni verrebbero deviate verso nord ed ecco che a quel punto dominerebbero condizioni di stabilità atmosferica con tutte le conseguenze del caso.
Per concludere non dobbiamo dimenticarci, ma ne avevamo già parlato, che quest’anno potrebbe esserci l’accoppiata La Nina-QBO+, ovvero un’accoppiata che in passato ha dato vita a stagioni invernali tutt’altro che miti…
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