In Italia c’è un’area che varie volte ha registrato i maggiori terremoti d’Europa. Ci troviamo in provincia di Ragusa, in quello spazio di territorio che periodicamente registra scosse sismiche di avvertimento, che dovrebbero rammentare che il sottosuolo è instabile, che è in movimento, e che prima o poi replicherà con una furia devastante tellurica.
Solo per avere dei riferimenti:
il terremoto di magnitudo 7.5 che colpì il sud della California nel 1812 fu un disastro assoluto. Il terremoto di Messina e Reggio Calabria, seguito da un devastante terremoto del 28 dicembre 1908, ebbe una potenza stimata in 7.1/7.2 come magnitudo.
Entrambi ebbero una forza inferiore a quello che in varie epoche fu misurato nel ragusano.
Nella zona è stata identificata quella che si chiama la faglia ibleo maltese, che secondo studi INGV ha generato terremoti devastanti. Si parla di scosse stimate sino a 7.7 come Magnitudo. Secondo accurati studi, in tale faglia avrebbero tempi di ritorno medi di circa 866 anni, mentre scosse non trascurabili di appena sopra i 5 di Magnitudo anche meno di 300 anni.
Per altro, vari terremoti causarono anche tsunami (maremoti).
L’area è stata indicata con un potenziale di sismicità di quasi una Magnitudo 8, un big one, considerando che i più forti terremoti mai registrati sulla Terra avevano una Magnitudo 9.
Sono numerosi i terremoti storici avuti in Sicilia. Terra che si trova in mezzo a due Continenti.
Ricordiamo che il terremoto del 1693, e prima ancora un altro avvenuto nel 1169, sono considerati tra i più violenti e distruttivi avvenuti in Italia. Le due scosse del 9 e 11 gennaio 1693 furono talmente violente da devastare l’intera Sicilia sudorientale, radendo al suolo molti centri abitati. A posteriori si è valutato che la magnitudo massima raggiunse i 7,7.
Or ora, l’ultima scossa sismica è avvenuta con una Magnitudo 4,4 a Scoglitti (Ragusa), il 22 Dicembre 2020. Ha lesionato qualche abitazione, ma per fortuna è tutto finito li. Il sisma è avvenuto alle 21.27, è durato appena qualche decina di secondi.
Insomma, l’area siciliana è da salvaguardare per la vita delle persone che vi abitano, ma anche per l’ingente ed inestimabile patrimonio artistico presente nel territorio, che ne fanno uno dei più importanti d’Italia.
Di certo in un periodo come quello attuale, dove la pandemia è la priorità, la prevenzione in ogni ambito è declassata ad una minore priorità.
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