La moda rappresenta una delle principali cause del cambiamento
climatico, come ha denunciato anche il World Economic Forum Davos 2021, secondo cui
l’industria è responsabile del 10% del totale delle emissioni di gas serra, percentuale
che la porta sul secondo posto del podio delle industrie più inquinanti del mondo.
Di fronte a questi numeri, che rappresentano solo la punta dell’iceberg di una situazione ben
più complessa, non resta che domandarsi come agire per arginare il problema, contribuendo
alla lotta al climate change partendo dalla propria quotidianità.
Il consiglio dell’esperta: non cedere all’abbuffata consumistica
Qualche utile spunto sul tema arriva da Paola Farina (https://paolafarinastyling.com/),
consulente d’immagine e personal stylist con 20 anni di esperienza nel settore della
moda e della comunicazione e autrice del podcast Armadi Scomposti. Secondo l’esperta, la
prima cosa da tenere a mente prima di fare shopping è il proprio guardaroba. Fin troppo
spesso, infatti, tendiamo a desiderare l’eccesso e a cedere all’abbuffata consumistica,
che spinta dalle direttive della moda del momento ci invoglia a comprare ogni anno un nuovo
paio di jeans, una nuova pochette e un paio di orecchini all’ultimo grido.
Il fast fashion ci offre continui spunti per rinnovare di stagione in stagione il nostro
armadio, senza spendere una fortuna in capi o accessori legati alla moda del momento, che
inevitabilmente sfioriscono la stagione successiva. “Comprando meno ma in maniera
oculata qualcosa che, sul momento, ci appare una spesa eccessiva, può rivelarsi un
investimento nel futuro, quando il prezzo di quel capo di maggior qualità verrà ammortizzato
nel tempo”, commenta la personal stylist, aggiungendo che “questo non avviene nel fast
fashion, che produce appositamente capi pensati per deteriorarsi velocemente, come
suggerisce il termine, costringendo il consumatore poco attento a comprarne di nuovi e a
contribuire all’inquinamento del pianeta”.
Quando prezzo basso significa sfruttamento e poche tutele
Inoltre, il prezzo basso di un capo d’abbigliamento prodotto dalla moda cosiddetta “fast” è
spesso anche sinonimo di situazioni di sfruttamento minorile e in generale di una
situazione di mancata tutela lavorativa, in cui le persone operano in contesti difficili e
pericolosi, prive di ogni diritto. Si aggiunge quindi l’aspetto sociale alla tematica
ambientale, che sempre più esige un comportamento sostenibile e consapevole da parte
del consumatore al fine di ridurre le disuguaglianze e gli sprechi, da cui non sono esenti
neanche le grandi firme.
“Il mio consiglio è di non seguire mai le sirene della moda, che ci ispirano e fanno sognare,
convincendoci che abbiamo bisogno di una grande quantità di capi”, continua Paola Farina,
“In realtà, quando si tratta di shopping, la moda è una cattiva consigliera. Gli acquisti devono
seguire la logica del bisogno e non dell’esagerazione, rispondendo a ciò che davvero
funziona per le persone a livello estetico e funzionale”.
Scegliere un capo valido e duraturo: qualche spunto
Ma come scegliere il capo perfetto, che duri nel tempo e si adatti allo stile? Si parte dal
presupposto che non basta puntare sui colori e sulla consapevolezza della propria
fisicità, ma bisogna anche tenere a mente il contesto personale, culturale e lavorativo
nel quale si vive, in modo da sentirsi a proprio agio anche con il taglio e la fattura. Mai
dimenticare, poi, l’identità stilistica e lo stile di vita: un creativo non si sentirà mai a suo
agio in un cappotto princess coat, così come una personalità romantica difficilmente
indosserà qualcosa di troppo estroso. Individuate le forme e i colori che meglio si adattano al
corpo e alla personalità, si avranno così a disposizione una serie di capi d’abbigliamento che
difficilmente stancheranno, o smetteranno di essere usati, proprio perché il loro acquisto è
stato il frutto di un’accurata analisi della persona.
Stabiliti questi punti fondamentali, è utile avere nel guardaroba alcuni elementi
intramontabili, che costituiscono la base su cui conviene fare un investimento
economico, proprio perché si tratta di capi durevoli che potranno essere rinnovati di
stagione in stagione attraverso piccoli escamotages, come foulard, accessori per capelli,
cinture e pochette.
“Pezzi cardine possono essere i cappotti, i pantaloni dall’ottima vestibilità e i blazer, ad
esempio, così come i completi giacca e pantalone, i tubini da cocktail e gli accessori, che le
persone tendono troppo spesso a trascurare”, suggerisce Paola Farina, “Una scarpa
economica è comprensibilmente appetibile, ma la migliore qualità dei materiali garantisce
durata nel tempo e praticità, due elementi imprescindibili se si vuole assumere un
comportamento sostenibile e diventare parte del cambiamento”.
Si tratta, quindi, di fare una scelta ponderata e di investimento, evitando così di cadere
nell’errore dell’accumulo inutile e nocivo: ogni persona, infatti, nel corso della propria vita,
tende ad acquistare molti più vestiti e accessori di quelli di cui ha reale bisogno, finendo per
riempire i propri armadi di pezzi non utilizzati e destinati al macero. Ovviare a questo
problema assumendo un atteggiamento più responsabile e consapevole è il primo passo
di un lungo percorso di lotta al climate change.