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Alla corte di Federico da Montefeltro nacque il concetto di eleganza una mostra per celebrarlo

Galleria Nazionale della Marche

A Urbino si raddoppia. Da giovedì 23 giugno fino al prossimo 9 ottobre alla Galleria Nazionale delle Marche saranno due – e non una sola – le mostre che  celebreranno i 600 anni dalla nascita del duca Federico di Montefeltro.

Alla prevista esposizione Federico da Montefeltro e Francesco di Giorgio: Urbino crocevia delle arti – curata da Alessandro Angelini, Gabriele Fattorini e Giovanni Russo e che proporrà ben 80 opere tra pitture, sculture, disegni, medaglie, affreschi staccati e codici – nelle stesse date e sempre a Palazzo Ducale se ne aggiungerà un’altra dal titolo «Quando vedranno i richi vistimenti». Federico da Montefeltro e Battista Sforza. Vesti e Potere nel primo Rinascimento italiano, a cura dell’“Atelier di Battista” di Urbino di Carolina Sacchetti e organizzata dalla Galleria Nazionale delle Marche.

In pratica si tratterà di una piccola mostra con la ricostruzione di sei abiti storici del XV secolo: due  richiameranno gli abbigliamenti del Dittico di Urbino di Piero della Francesca, il famoso doppio dipinto custodito nella Galleria degli Uffizi di Firenze; gli altri quattro (due femminili e due maschili) saranno rifacimenti fedeli di abiti dell’epoca, frutto di un approfondito studio delle fonti storiche, giacché degli originali abiti dell’epoca purtroppo a noi non è giunto niente.

La mostra sarà allestita nella prima sala dell’appartamento degli Ospiti di Palazzo Duca (per intenderci quella dove sono esposte normalmente due autentici capolavori come la Flagellazione e la Madonna di Senigallia).

Nasce il concetto di eleganza

Dal tardo Medioevo vesti ed ornamenti iniziarono ad assumere un’importanza sociale notevole: buona parte della produzione artigiana dell’epoca era destinata alla realizzazione di stoffe, gioielli, vesti e accessori indispensabili per sottolineare lo status sociale degli individui. Le liste dotali di fanciulle nobili erano quasi totalmente composte da vesti e gioielli, come anche gli inventari dei beni dei grandi signori, in cui sono costantemente presenti l’elencazione di abiti sfarzosi e gioielli per ogni occasione, preziosi che spesso venivano offerti in dono in occasione di matrimoni e fidanzamenti, visite importanti o semplicemente per ostentare il lusso sfrenato.

Fu proprio nelle raffinate corti italiane del XV secolo che iniziò a diffondersi tanto il moderno concetto di eleganza, cioè il distinguersi attraverso l’accostamento di diversi tessuti, colori e fogge, quanto lo sviluppo di atteggiamenti sociali che contrapponevano la classe aristocratica, che faceva dell’abito uno specchio autocelebrativo, alla ricca borghesia mercantile, che vedeva nelle vesti anche un bene patrimoniale.

Le corti italiane, centri di diffusione culturale al pari della corte di Borgogna, si fecero promotrici di raffinata eleganza. È proprio in questo contesto che va collocata la raffinatezza della corte urbinate, che sotto il governo di Federico e di Battista, influenzati dalla moda fiamminga, raggiunse uno dei momenti di maggior splendore. Le immagini dei duchi raccontano il potere soprattutto attraverso le fogge e i colori delle vesti.

In un tale scenario ricostruire alcuni dei preziosi apparati vestimentari dei Signori di Urbino si è resa un’esigenza, poiché nulla si è conservato degli “oggetti della moda” del loro tempo. Attraverso le ricostruzioni artigianali delle vesti, realizzate con un approfondito studio storico sulle fonti e sui reperti disponibili, si è voluta restituire l’idea di eleganza della corte feltresca.

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