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“I riflessi dell’esistenza” è il titolo della mostra di Zanbagh Lotfi che si inaugura alla Crumb Gallery di Firenze

20 maggio - 24 settembre 2022

Zanbagh Lotfi artista iraniana, classe 1976, presenta in questa sede le sue ultime opere, realizzate dall’inizio del lockdown ad oggi, a Firenze, nella sua casa-studio, un luogo generalmente condiviso e frequentato da altri artisti. Un periodo in cui si è ritrovata improvvisamente da sola; un periodo di cambiamenti che l’ha portata a riflettere sul suo rapporto con la pittura. Ne sono nati tantissimi quadri, una sorta di diario, “un’autoriflessione, in cui mi guardavo letteralmente come in una sorta di specchio” racconta Zanbagh nel saggio in catalogo di Rory Cappelli, Pinocchio nel ventre della balena, messaggi (colorati) da un mondo nascosto (collana NoLines). Le immagini si sovrappongono in composizioni dense e potenti dove il colore gioca un ruolo fondamentale. Ed è proprio il colore con cui l’artista si confronta di più: negli anni, la sua pittura è sempre stata quasi monocromatica, dominata dal contrasto tra il bianco e il nero per arrivare progressivamente a toni più sfumati. In questi dipinti, invece, i verdi, i rosa, i viola, i gialli, i blu, gli arancioni, le tinte fosforescenti sono entrati in modo prepotente, portandola ad usare anche tecniche diverse come, ad esempio, l’olio.

“Mi piace sporcare la tela e poi iniziare a dipingere sulle macchie di colore, cercando di creare un ordine tra tutte le cose che ho messo lì sopra” continua Zanbagh. “Ogni volta è una sfida con me stessa. Non so mai se riesco a finire, a volte un quadro non riesco a vincerlo, altre volte ci riesco dopo due anni, altre volte ancora in una notte si risolve tutto.”

Prendono corpo costruzioni fatte di campiture cromatiche tra le quali affiorano o si nascondono, oggetti e figure umane che rispondono a un’azione o a una domanda. Fumo una sigarettaMy land my soulQui passa una tempesta, Come i fiori appassiti, sono solo alcuni dei titoli delle venti opere, di diversi formati, in mostra alla Crumb Gallery, dove spesso è la stessa artista ad essere, in prima persona, la protagonista, raffigurata in un autoritratto, testimone di quel preciso momento.

La narrazione rimane da sempre la costante della produzione pittorica di Zanbagh Lotfi, autobiografia e storia collettiva si fondono, si sovrappongono. Tornano ricordi del passato, di una sua precedente vita a Teheran, che si mischiano al presente in una sorta di Cloud Atlas.

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