L’obiettivo del corso era creare momenti di formazione senza frontiere e senza barriere che avessero la forza di lanciare un messaggio: l’arte è patrimonio di tutti, tutti possono avere l’occasione di vivere l’arte da protagonisti. Fornendo, al contempo, strumenti metodologici per la comprensione e lo studio dell’anatomia del volto, che è alla base della scultura. Al corso, condotto per la parte teorica dal Prof. Massimo Gulisano – ordinario di Anatomia umana all’Università di Firenze – e dal M° Fernando Cidoncha – artista, docente di scultura e oggi vicedirettore della Scuola di Arte Sacra (dipartimento formativo della Fondazione per l’arte sacra contemporanea) – hanno preso parte una pluralità di docenti e tredici corsisti che hanno sperimentato lo studio dell’anatomia del volto, con particolare attenzione ai lineamenti principali che lo compongono, nonché il modo in cui tali elementi si comportano in base alle emozioni.
Le esercitazioni pratiche sul singolo elemento del volto consentono infatti di verificare il grado di apprendimento della forma attraverso la percezione aptica e il grado di restituzione dell’immagine mentale in rappresentazione plastica. L’elaborato finale di modellazione ha permesso quindi di rafforzare i meccanismi di appropriazione e ricostruzione della composizione.
I lavori prodotti all’interno del corso sono ora esposti nella mostra “Sculture dall’invisibile”…A testimonianza di una possibilità, per veicolare dei messaggi forti e chiari: la disabilità non è un mondo a parte, ma è una parte del mondo; l’arte è un diritto di cittadinanza che va esteso al massimo e con ogni mezzo; la formazione necessita di un approccio nuovo capace di cogliere il talento al di là delle diverse abilità.
Questa esperienza, come tutte le dinamiche sperimentali, si è conclusa lasciando un’eredità che la Fondazione per l’arte sacra contemporanea, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti LABA, ha inteso cogliere lanciando una sfida più ambiziosa: ragionare su percorsi formativi di scultura per giovani non vedenti perché essi possano essere protagonisti in questo tipo arte.
“Il nostro convincimento è che non vi sono ostacoli o tabù che non possano essere affrontati con intelligenza, competenza e rispetto” osservano Marcello Menni e Lucia Tanti, rispettivamente direttore LABA e direttrice della Scuola di Arte Sacra di Firenze. “L’esperienza di Firenze ha colto nel segno, oggi è superata perché ha aperto un capitolo nuovo che ci permette di fare un passo avanti: ipotizzare percorsi di formazione professionale strutturati e organizzati per dare voce al talento di giovani non vedenti e ipovedenti che sentono di poter essere scultori…Questa mostra rappresenta quindi un vero spartiacque tra una esperienza sperimentale, che è patrimonio di tutti e che ha dato i suoi frutti, e una sfida formativa nuova che ci sentiamo di lanciare a chiunque si occupi di arte e formazione. Il tutto a Brescia, prossima capitale della cultura 2023 insieme a Bergamo, proprio perché da Brescia si ponga il tema che l’arte è un insopprimibile diritto di cittadinanza e che nessun percorso formativo può essere negato a priori. Potremmo dire di aver dato un vero contributo se da qui a qualche anno ci sarà un corso di studi pensato per giovani scultori non vedenti o ipovedenti: è questo il progetto che abbiamo in testa per il futuro e che idealmente inizia oggi”.
Anche Mauro Salvatore, Direttore del Museo Diocesano di Brescia, esprime soddisfazione per questo importante progetto che vede la collaborazione di importanti istituzioni culturali a livello nazionale e ringrazia l’accademia LABA per essersene resa protagonista: “Questa iniziativa vede il Museo Diocesano di Brescia pronto ad accogliere e rilanciare l’arte come espressione autentica di tutto ciò che dal profondamente umano è in cerca dell’oltre. La mostra che inauguriamo va esattamente in questa direzione, con sculture di artisti che hanno saputo andare oltre i limiti fisici, per raggiungere qualità che sanno parlare ed emozionare”.
Come ribadisce anche Lara Vianelli, direttrice del C.F.P Vantini: “La Scuola Vantini affonda le sue radici nel 1839, quando l’architetto Rodolfo Vantini fondò la Scuola di disegno per la formazione degli scalpellini. Da allora l’arte e la scultura sono state una componente fondamentale del nostro percorso formativo e nell’attività che si sviluppa nel nostro meraviglioso laboratorio di scultura ritroviamo le nostre radici e la nostra ragione d’essere. L’incontro con la LABA e la Scuola di Arte Sacra di Firenze, che ci ha portato a ideare un workshop di scultura per non vedenti, rappresenta per noi un’occasione straordinaria per scoprire un modo nuovo di apprendere e di insegnare, di scolpire e di vedere. Imparare a scolpire facendo emergere sentimenti e sensazioni rappresenta nel contempo anche per i nostri docenti una singolare ed unica nuova prospettiva di insegnamento e di crescita professionale”.