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500km di Sardegna a bordo di una Jaguar F-Type

Dalle sfumature polinesiane delle insenature meridionali fino alla frastagliata propaggine di Capo Coda Cavallo, la costa orientale sarda vanta alcune delle più emozionati strade del mondo e ciascuna, è costellate da almeno una meraviglia assoluta ogni massimo cinquanta chilometri.
Con i suoi antichi e drammaturgici paesaggi plasmati da una geologia risalente a cinquecento milioni di anni fa come nella Carbonia del Sulcis, il richiamo della Sardegna è un canto delle sirene intriso di ancestrali riti pagani e suadenti profumi di lentischio, mirto e rosmarino. Trasportati dal vento, i sentori della “macchia” sono tanto intensi da raggiungere i passeggeri sul ponte della Moby Otta ben prima della fisionomia di Cagliari; porto d’ingresso di questo viaggio di 500km a bordo della Jaguar F-Type Convertible e vivace città con testimonianze neolitiche, cartaginesi, romane, pisane ed aragonesi che dalle internazionali atmosfere di Palazzo Doglio fino alla (ri)scoperta dei misteriosi sotterranei, sta attraversando una nuova avanguardia culturale.

Il clou del nostro percorso è però la SS125 ma approdati nel capoluogo, sarebbe delittuoso non visitarne almeno il centro storico e poi dedicare un paio di giornate alle spiagge nei dintorni di Chia. Raggiunta e superata Pula, lo svincolo verso Domus de Maria regala le prime suggestioni dal solitario entroterra per poi precipitare su Porto Teulada. Da qui la SP71 diventa uno spettacolare ottovolante tra i differenti blu di cielo e mare fino alla sosta, praticamente obbligata, al Tuerredda Beach Club ubicato s’una lingua di sabbia bianca ad esaltare il turchese abbacinante della laguna. Di simile impatto, con l’aggiunta di totale privacy e silenzio, è anche la splendente laguna celeste su cui il Forte Village ha costruito parte della sua fama planetaria. L’opera di ospitalità ha contribuito in modo decisivo ad inserire la Sardegna del sud, decenni or sono, nelle mappe del turismo globale. Immersa nella pineta tra sfondi giurassici ed una lussureggiante vegetazione simil tropicale a protezione di arenile, bungalow e pluripremiato spa, la struttura è a tutti gli effetti una destinazione a sé stante ed uno dei fiori all’occhiello di tutta l’isola.

Come lo sarà la successiva tappa nel cuore della Barbagia al seguito di molte ed indimenticabili ore al volante. Da Villasimius in avanti s’inizia a guidare sul serio e la configurazione cabrio con 300 cavalli inviati al solo asse posteriore della F-Type, sono la ricetta giusta per esaltare i sinuosi e panoramici tratti di SP17 e SP18. Il navigatore è impostato su Dorgali ed insiste nel consigliare la “nuova” variante di SS125 ma se non avete fretta evitatela in toto, fate invece un bagno ad Is Molas oppure in una delle tante baie della Costa Rei e quindi optate per le provinciali costiere fino a Muravera. Il susseguente allaccio su quella che i sardi chiamano semplicemente “l’orientale”, segna l’inizio di un nirvana motoristico corredato da paesaggi variegati quanto il disegno delle curve che li attraversano.  Da Tortolì a Dorgali si rimane stupefatti ad ogni cambio di direzione; scultoree rocce rosse emergono dalla vegetazione poi le valli s’inerpicano in gole e montagne della “Genna” e poco dopo, la sosta di Baunei anticipa una sequenza di tunnel alla Gp di Montecarlo dove invece che un civilizzato porto, s’intravedono selvagge alture tappezzate di flora. Gli intagli ai lati della galleria celano anche pareti a strapiombo ed appena tornati in piena luce, le prime forme di un nuovo ecosistema; questa volta più dolomitico con boschi di conifere e spunzoni rosati. La costante è un asfalto liscio, levigato, sempre impeccabile ed i cartelli blu SS125 a scandire i chilometri. Quasi dispiace che debba finire. Intanto, un nugolo di motociclisti sfida la F-Type mentre la statale sembra riassumere tutte le curve di tutti i circuiti terresti. Davvero un grande spettacolo per ogni tipo di viaggiatore.  

Per rifiatare dopo la guida tra i precipizi, sopraggiunge quasi dal nulla un verde e silenzioso altipiano con mucche e bue rossi. Alcuni bovini passeggiano sul ciglio. Fermarsi e contemplare la scena, specie dopo l’adrenalinica sessione di guida, è un gradito intermezzo e permette ai freni della F- Type di tornare a temperature funzionali. La parte successiva di strada ha curve aperte ed “esse” veloci fino ai mille metri del passo Genna Silana. Gli adesivi ricoprono il cartello stradale; qualche capretta circola attorno al casato, forse scambiandolo per ovile, da cui partono passeggiate e sentieri. Dalla sommità della SS125 i panorami pareggiano la sublime qualità del percorso perché in un solo colpo d’occhio, s’intravedono Gola di Gorropu, Supramonte e le scogliere metallifere del Golfo di Orosei.  
La strada in discesa è vertiginosa fino a Dorgali quando la deviazione sulla SP46 restituisce una docile e poesia al percorso. Il senso di distanza da tutto il resto aumenta via via che ci si allontana dal mare. Le strade evocano una campagna d’inizio Novecento ed avvolte da monoliti rocciosi, collegano la potente narrativa della Barbagia. In una sola giornata è possibile scoprire le maschere di Mamoiada, i murales sociali di Orgosolo, l’eredità artigiane legate a tessuti e ceramica ad Oliena oltre che i luoghi dell’artista Maria Lai e quelli della scrittrice premio Nobel Maria Grazia Deledda. Il sussurro delle millenarie tradizioni pastorali è presente e percepibile ovunque; idem per lo scampanare della pastorizia allevata allo stato brado che si ode fin dentro il giardino di rose, ulivi e gerani del Su Gologone Experience Hotel; un raffinato microcosmo dedicato alla cultura barbaricina ed alle persone che l’hanno valorizzata (non che prelibata sosta culinaria della tradizione) attraverso il proprio lavoro. La sosta al cospetto del Supramonte è destinata ad acuire l’inevitabile mal di Sardegna che arriva puntuale con la partenza dall’isola anche perché ritornati sulla SS125 in direzione Olbia, la strada è sempre estetica, curata, ricca di tesori. Ad Ispinigoli è la volta di una stupefacente Grotta con la stalattite più alta d’Europa (38 metri dalla base al soffitto) e dell’omonimo, rinomato ristorante, in cui apprezzare la genuinità dei prodotti locali. Quelli che assieme all’aria pulita ed una natura ampiamente predominante su tutto il resto, contribuiscono alla longevità della popolazione sarda. D’altronde, guidando a basse andature accanto alle lunghe e luminose spiagge di San Teodoro, nell’immobile, quasi mistico, entroterra e poi fino al reticolo di strade di Capo Coda Cavallo, gli effetti del paesaggio sardo sul benessere sono immediatamente percepibili. Il promontorio è anche una delle località più balneabili dell’isola con calette per ogni vento, le acque cult di Cala Brandinchi e rasserenante visioni di Tavolara dal giardino mediterraneo-zen di Cala Paradiso. Buen retiro gestito da un appassionato di motori che una volta terminata l’esperienza SS125, vi saprà consigliare altri memorabili percorsi verso le tante anime della Sardegna.      

Fonte www.repubblica.it

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