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Arriva la sentenza che riabilita le e-bike: non sono ciclomotori

ROMA – Una raffica di multe salatissime e sequestri a catena. Questa, fino a ieri, la storia di molti cittadini, proprietari di biciclette a pedalata assistita, alle prese con le interpretazioni del Codice della Strada da parte delle polizie locali di tutta Italia. Una querelle che ha dell’incredibile visto che le bici walk assist, per lungo tempo, secondo alcune interpretazioni delle forze dell’ordine, sono state assimilate a ciclomotori. E, di conseguenza, sanzionate per la mancanza dei requisiti obbligatori dei motorini, come assicurazioni o specifiche tipologie di protezioni, come i caschi.

Adesso, per fortuna. ci ha pensato il tribunale di Palermo a fare chiarezza, una volta per tutte, su questo tema controverso con una sentenza che fa scuola e fa tirare un sospiro di sollievo a migliaia di italiani. “Le e-bike con walk assist non sono equiparabili ai ciclomotori”, dice in sostanza la sentenza della quinta sezione civile del tribunale di Palermo mette la parola fine a una lunga battaglia condotta da alcuni proprietari di biciclette a pedalata assistita e da Confindustria Ancma (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori), insieme alle aziende produttrici e ai negozianti. Una battaglia legale avviata contro una lunga serie di multe e sequestri ingiustificati sul territorio nazionale e in particolare nella città di Palermo.

L’oggetto del contendere è proprio il “walk assist”, dispositivo che consente di avviare il motorino elettrico senza usare i pedali con l’obiettivo di muovere la bicicletta fino a una velocità massima di 6 km/h. In pratica una leggerissima assistenza alla spinta per spostare a mano il veicolo in condizioni di difficoltà come, ad esempio, ripartenze in salita, presenza di fondi viscidi o movimentazione delle biciclette a pieno carico.
 
La presenza di questo dispositivo su molte e-bike ha tuttavia indotto durante alcuni controlli della Polizia Locale, ad assimilare questi mezzi addirittura ai ciclomotori. “Questa episodica ed errata interpretazione – si legge in una nota dell’associazione – ha prodotto multe pesanti e sequestri per guida senza casco e mancanza di assicurazione, colpendo soprattutto gli ignari utenti della strada e indirettamente anche le imprese costruttrici che hanno messo sul mercato le loro biciclette rispettando le norme europee e nazionali vigenti”.
 
“Sono quasi tre anni – spiega il comunicato – che seguiamo questa vicenda a fianco delle consociate, con interlocuzioni serrate a tutti i livelli istituzionali. E oggi possiamo dire finalmente di avere ottenuto giustizia in un ambito della mobilità su due ruote in forte espansione che, con immutata fiducia nell’operato delle forze dell’ordine, richiede comunque attenzione per i fenomeni di illegalità legati alla manomissione dei motori elettrici per aumentare potenza e velocità”. Ora, dunque, si potrà “sfrecciare” sulle ciclabili e sulle strade dei Comuni italiani (Palermo compresa) senza il timore di essere inseguiti e fermati dai vigili, pronti a sanzionare gli ignari e-ciclisti.Fonte www.repubblica.it

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