MILANO – Il mercato della mobilità è una grande torta golosa e ogni fetta mette appetito ai costruttori, che continuamente aggiornano i cataloghi con modelli sempre più performanti e all’avanguardia. C’è, poi, una sostanziosa porzione, che riguarda i mezzi destinati alla micromobilità, che negli ultimi due anni in termini di vendite e prodotti ci dimostra non solo cosa desideriamo guidare, ma quali mezzi favoriremo in futuro.
Così, tra biciclette, monopattini, monoruote e skateboard elettrificati, fanno capolino i velomobili. Proprio questi ultimi, per le loro caratteristiche tecniche stanno conquistando i Paesi del Nord Europa e presto, almeno così promettono alcuni marchi, li vedremo girare anche sulle nostre strade. Vediamo allora cosa sono davvero questi curiosi veicoli e qual è la loro origine.
Più di un secolo fa Charles Mochet costruiva per suo figlio una bike-car, poiché subito dopo la Prima guerra mondiale, non c’erano molte biciclette per far giocare i ragazzi. Ecco, questo mezzo a quattro ruote è considerato il primo velomobile della storia. Dopo il successo ottenuto, Mochet avviava la produzione di “Velocar”, poi, successivamente ereditata e continuata da suo figlio Georges. Andando avanti con gli anni, per stare al passo con i tempi, l’azienda iniziava a produrre automobili e quel mezzo che dava lustro alla famiglia finiva esposto tra le memorabilia, ma questa è un’altra storia.
Tornando ai velomobili o velocipedi, sono veicoli pratici, economici, dall’ingombro ridotto e a impatto zero sull’ambiente. Tecnicamente si tratta di mezzi a propulsione umana correlati alla bicicletta e dotati di una scocca che dà comfort, protezione dagli agenti atmosferici e ha uno spazio seppur ridotto dedicato ai bagagli. Aiutato dalla carrozzeria dalla forma aerodinamica, un velocipede è in grado di toccare una velocità di 30 – 50 km/h, su un terreno pianeggiante e privo di ostacoli. Viste le temperature e i percorsi, i velomobili, come già citato, sono tra i mezzi più amati dagli abitanti dei Paesi del Nord Europa.
Inoltre, a differenza della bicicletta si guida stando seduti con la schiena poggiata, un po’ come per le cyclette di ultima generazione. Da qualche tempo, alcune start-up hanno iniziato a elettrificarli per fare in modo che possano percorrere senza sforzo strade contenti salite e dossi, quindi andando ad agevolare la guida al pilota.
Il pubblico e gli amanti della categoria non solo hanno ben accolto la novità, ma hanno iniziato a renderlo come mezzo primario per sostituire l’auto. Infatti, tra le mission di questa categoria di veicoli, c’è quella di offrire al pilota contemporaneamente i vantaggi, i benefici dell’automobile e della bicicletta elettrificata.
Sul mercato s’iniziano a vedere i primi modelli, che in una manciata di anni sono passati dall’essere ammirati come prototipi del futuro in alcuni saloni di settore, a vederli girare per strada. Alla ribalta, vi segnaliamo il modello Twike 5, il numero indica la quinta generazione del veicolo, considerando che fino alla quarta è stato un mezzo sperimentale.
Fonte www.repubblica.it