ROMA. Passare a un’auto elettrica? Perché no, a patto però che abbia abbastanza autonomia per le esigenze quotidiane. Ciò significa quindi una batteria più grande ed efficiente, che immancabilmente sarà più inquinante di una batteria più piccola. Ecco dunque il sinistro circolo vizioso che potrebbe stringersi come una morsa attorno al mercato delle auto elettriche. Merito o colpa di uno studio del Transport Research Laboratory pubblicato sul magazine britannico Autocar, secondo cui la percentuale di automobilisti in odore di auto elettrica fluttuerebbe in relazione all’autonomia di chilometri. Nulla di strano a dire il vero, ma con i numeri alla mano la situazione è più complicata di quanto sembri: se ad esempio l’auto in questione fosse in grado di percorrere 200 miglia (321 km), è certo che verrebbe presa in considerazione dal 50% degli utenti. Ma se la stessa auto offrisse 100 miglia in più, la percentuale salirebbe addirittura al 90 per cento. E qui inizia il problema, perché ricorrere a batterie più grandi vanifica in realtà il più grande vantaggio delle auto elettriche, ovvero le famose emissioni zero: batterie più grandi significa aumentare la CO2 utilizzata nell’intero ciclo di vita del veicolo elettrico, dalla estrazione dei minerali fino allo smaltimento degli accumulatori esausti, in totale contrasto con quella tutela ambientale di cui proprio le auto elettriche sono portabandiera. Alcuni costruttori hanno immediatamente bloccato la loro corsa alla superbatteria, a discapito però del chilometraggio. Altri, come Sono Motor, pensano invece di installare pannelli fotovoltaici direttamente nella carrozzeria dell’auto, per aggiungere autonomia senza ricorrere a batterie più grandi. La prima auto a pannelli solari la vedremo nel 2022, ed è già stata battezzata Sion. (f.p.)
Fonte www.repubblica.it