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Crescono le immatricolazioni delle auto elettriche ma mancano le colonnine

ROMA – L’Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri (Unrae) ha fotografato il quadro della mobilità privata in Italia con i principali fenomeni che hanno caratterizzato il 2020 in tutti i settori automotive. Il quadro che ne esce non è certo tra i migliori, complice anche lo stravolgimento causato dalla pandemia da Sars-Cov-2 che ha inciso pesantemente sul comparto dell’auto. Secondo i dati dell’analisi Unrae sulle strade del Belpaese circolano oltre 38,5 milioni di vetture, di cui circa il 30% appartenente alla categoria da Euro 0 a 3 e ha più di quindici anni di anzianità, a cui si aggiungono i 10,4 milioni di Euro 4, che porta la percentuale complessiva di auto vetuste e inquinanti al 56,4% del totale. Una parentesi positiva arriva dalle immatricolazioni delle vetture “alla spina”, che lo scorso anno è salita al 4,3% del mercato, un aumento però al quale non corrisponde la crescita delle infrastrutture di ricarica, tant’è che con 2,7 colonnine ogni 100 chilometri, contro 4,7 della media europea, l’Italia è al quattordicesimo posto nel classifica del Vecchio Continente. “Quello appena concluso, con 1,38 milioni di auto immatricolate, è il secondo anno peggiore degli ultimi 30, dopo il record negativo di 1,30 milioni nel 2013, e ben al di sotto della media di 1,9 milioni di immatricolazioni dei 4 anni precedenti – ha sottolineato Michele Crisci, presidente dell’Unrae – Come conseguenza, il settore ha perso 10 miliardi di euro di fatturato rispetto al 2019 e le casse dello Stato 1,8 miliardi di euro di gettito Iva. Si spera in una ripresa nel 2021 quando, salvo ulteriori restrizioni per Covid e col beneficio degli incentivi, si prevede un rialzo del 12,2% a 1,55 milioni di unità, ancora fortemente in calo rispetto al 2019. Un livello di immatricolazioni largamente insufficiente rispetto ad un anno medio che mette ancora in serio rischio la sopravvivenza di aziende e occupazione. La previsione di parziale recupero  vale anche per i veicoli commerciali fino a 3,5 t (+15%) e i veicoli industriali (+9%)”.

Nello studio sono contenuti altri dati significativi come, ad esempio, la costante crescita del noleggio di auto a lungo termine, un servizio utilizzato prevalentemente in ambito aziendale, che lo scorso anno ha raggiunto una quota di mercato del 15,2%. Tuttavia, nonostante il trend positivo del noleggio, il comparto delle auto aziendali in Italia registra un numero di immatricolazioni più contenuto rispetto ai maggiori Paesi europei (36% di quota contro il 62,9% della Germania, 54,2% del Regno Unito, 53,1% della Francia e 49,8% della Spagna). La spiegazione di questa performance negativa deve essere ricercata nel trattamento fiscale penalizzante, che riserva alle auto del canale business una quota ammortizzabile del 20% e una detraibilità Iva del 40%, contro il 100% degli altri Paesi. Una situazione decisamente sfavorevole e più volte denunciata dalle associazioni di categoria ma che fino a oggi è rimasta inascoltata dai nostri amministratori. La crisi del settore non ha risparmiato nemmeno i carburanti e secondo l’analisi dell’Unrae nel 2020 il consumo di diesel è sceso del 16,6% e di benzina del 21,2%, con un parallelo calo delle percorrenze medie. Da segnalare anche una pesante contrazione registrata nel mercato delle auto usate che, con 4,67 milioni di passaggi di proprietà, perdono il 16,6%, mentre l’anzianità media delle auto trasferite tocca un nuovo record dal 2013, raggiungendo i 9,4 anni. Infine, tra le curiosità del mercato, lo studio evidenzia che tra le preferenze degli automobilisti italiani cresce l’apprezzamento verso i crossover che con il 36,1% si avvicinano al vertice delle preferenze detenuto dalle classiche berline (46,1%) seppure in calo negli ultimi anni, mentre tra i colori preferiti per la livrea della propria auto è sempre in testa il grigio (36,3%), seguito dal bianco (25,3%) e dal nero (15,3%). (m.r.)

Fonte www.repubblica.it

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