PARIGI – Il dado è tratto: a marzo cambieranno le insegne dei concessionari, e il nuovo logo Dacia sarà ufficiale: il momento dello switch, della Dacia 2.0. Ma sarebbe riduttivo definirla un’evoluzione perchè il marchio del gruppo Renault cambia pelle ma non il dna, che resta quello del miglior rapporto prezzo qualità. Che alcuni chiamano “low cost” ma che a Parigi preferiscono definire “best value for money”.
Quello che sia, succederanno cose nuove, e in positivo. È di questi giorni l’inizio della vendita del nuovo Jogger, ma nuovi modelli come Spring, la Duster ridisegnata e il futuro Bigster (ma non è detto che sia questo il nome definitivo) porteranno a un altro livello la qualità dell’offerta Dacia. Perché il nuovo logo non è mero restyling, ma ha un significato più profondo secondo il pensiero di Luca De Meo, ad del gruppo Renault: rappresenta la nuova voglia di uno stile minimalista, social, essenziale e ambientalista.
Una filosofia sposata anche da Xavier Martinet, vicepresidente senior di Dacia e Lada e responsabile Marketing, Vendite e Operazioni. «Finora il nostro successo si è basato solo su due modelli. Era arrivato il momento di sviluppare il marchio: oggi con la Jogger, domani con la Bigster». Il pubblico ha acquistato Dacia pensando al buon affare, ora il management del marchio vuole che si pensi come a un brand: «Dopo 15 anni di vita vogliamo che Dacia sia il marchio con il miglior rapporto qualità-prezzo, ma ridefinendo l’essenziale dell’automobile».
A Parigi hanno calcolato tutto. La Jogger è il primo passo del viaggio. «Sì, la Jogger è la Dacia più Dacia che sia mai esistita, virtuosa nel modo in cui Dacia sa essere. Siamo convinti di aver creato un prodotto che non ha eguali sul mercato e volevamo che avesse un prezzo di partenza minore di 15mila euro. Pensiamo di esserci riusciti». Ma i prezzi delle auto aumenteranno. «Non per colpa nostra, ma per le regole che ci vengono imposte. Stanno arrivando le normative Euro 7 e alcuni dispositivi di assistenza alla guida diventeranno obbligatori dal 2024, ma noi vogliamo che Dacia resti Dacia anche in futuro. Sì, è vero che i prezzi cresceranno, ma noi resteremo sempre più bassi degli altri. Abbiamo sviluppato tutte le competenze per progettare le vetture intorno all’essenziale e crediamo che sia la strada giusta anche per il futuro. Purtroppo è necessario mettere sempre più cose nelle automobili e qualcuno che deve pagare. Chi? Noi, che dobbiamo ridurre i nostri margini, i governi e anche il cliente, che deve sapere perché accade questo».
Anche sull’ibrido la posizione di Martinet è precisa: «Ci siamo fatti una domanda fondamentalmente economica e non tecnica: il cliente è pronto a spendere 3-4 mila euro in più in rapporto alle leggi e alle limitazioni presenti su alcuni paesi europei? Pensiamo che su Jogger sarà necessario e, quando sarà necessario anche per la Sandero, faremo lo stesso. Per ora abbiamo il gpl, che per il cliente è molto più economico. E continueremo a investirci fino a quando avrà senso».
Infine, lo stile. «Che resta la principale ragione di acquisto, anche per una Dacia. Per quanto una macchina possa essere economica, rappresenta comunque una emozione. Un buon design inoltre non costa molto di più di un design mediocre. E noi vogliamo accontentare i nostri clienti che sono tra i più fedeli. Ma con una gamma limitata non riuscivamo più a farlo. Con Spring e Jogger pensiamo di ricominciare a trovare nuovi clienti, e Sandero sta già registrando grandi risultati».
Fonte www.repubblica.it