ROMA – Sembra un soffio eppure sono passati già 10 anni da quando Nissan tirò fuori dal proprio cilindro magico un’auto come Juke. Un crossover compatto dall’aria minacciosa che in pochissimo tempo ha conquistato il mercato con volumi di vendite che sono andati ben al di là delle aspettative iniziali. Merito forse del fatto che nel 2010 non esisteva nulla di simile e nemmeno di vagamente somigliante. L’anno scorso, al momento del lancio della seconda generazione, Nissan ha fatto i conti scoprendo di aver venduto oltre 1,5 milioni di Juke fino a quel momento. Una cifra pazzesca. Per festeggiare quindi degnamente il suo decimo compleanno, i protagonisti che hanno lavorato alla progettazione, al design e allo sviluppo hanno deciso di raccontare come tutto naque …
“Era qualcosa di totalmente inedito. Non avevamo riferimenti a cui ancorare il nostro lavoro, ma gli spunti creativi sono emersi con una forza irresistibile”, ricorda Alfonso Albaisa, all’epoca Vice President Nissan Design Europe, oggi Senior Vice President Global Design. “Sapevamo di voler creare qualcosa di completamente diverso, e non solo una versione più piccola di Qashqai. Per sondare il terreno, abbiamo presentato il concept Qazana nel 2009 e la risposta del pubblico confermò la nostra intuizione. Con quel design audace, stavamo inaugurando una nuova cultura automobilistica con un’idea mai sperimentata prima. È stato fantastico assistere alla sua nascita ed evoluzione. Le aspettative erano altissime e vivevamo un turbinio di emozioni nell’esplorare un territorio nuovo. L’azienda era in fermento per tutto questo”.
“Il successo di Qashqai in Europa aveva dato a Nissan la certezza di poter dare seguito all’idea di Juke”, continua Emanuele Berlenghi, all’epoca Regional Product Manager Juke, oggi Product Marketing Director, Dongfeng Nissan Passenger Vehicle. “Avevamo una solida base da cui partire per sviluppare il prodotto. Quello è stato il punto di partenza. Volevamo replicare il successo di Qashqai ma nel segmento B, senza tuttavia limitarci a farne una copia in scala ridotta. La sfida, per il team europeo, era di reinventare l’idea e di offrire al mercato una proposta completamente nuova”.
“Ricordo benissimo la presentazione del concept Qazana al Salone dell’Auto di Ginevra nel 2009”, aggiunge Matthew Weaver, all’epoca Senior Exterior Designer, oggi Vice President Nissan Design Europe. “Avevamo detto ai giornalisti che avevamo imboccato una nuova strada, di aspettarsi l’inaspettato. Non ci hanno creduto.
Nel 2010 abbiamo svelato al mondo la versione prodotta in serie. Sono rimasti a bocca aperta. L’arrivo di Nissan Juke ha lasciato il segno, non c’è dubbio. Un giorno ero in treno e ho visto un ragazzo che indossava un basco con un teschio di brillanti, una T-shirt vivace, una giacca gessata e scarpe da ginnastica. Era un outfit a dir poco eclettico, ma io ho pensato: se le persone non sono conformiste, perché dovrebbero esserlo le auto? Il diverso è positivo, si distingue. Era esattamente l’obiettivo che volevamo raggiungere”.
“Qualcuno una volta ha detto che il segreto del design automobilistico è usare il minor numero di linee per creare una forma tridimensionale”, conclude Weaver. “La sfida per noi era realizzare un design funzionale e, al tempo stesso, accattivante. Ecco perché ogni dettaglio di Juke è originale e sorprendente; ma tutto ha una sua funzione. Per esempio c’è una linea ininterrotta che parte dall’angolo anteriore dell’auto, disegna il passaruota e procede lungo la fiancata fino a diventare il passaruota posteriore. Sono dettagli come questi che hanno dato a Juke la sua indimenticabile presenza scenica, ma l’hanno reso anche intrinsecamente funzionale …”.
Fonte www.repubblica.it