ROMA – Per il mercato mondiale dell’auto la ripresa nel 2021 sarà più forte del previsto: le vendite di auto e veicoli leggeri si assesteranno a 83 milioni, in netto recupero rispetto ai 77 milioni del 2020 (+8,5%), per raggiungere i 94 milioni nel 2025 e riportarsi sui volumi del 2017.
Ma mentre in Cina il mercato supererà già quest’anno i livelli del 2019, negli Usa la piena ripresa avverrà nel 2023, mentre in Europa non si prevede nei prossimi cinque anni un ritorno ai livelli del 2019. In Italia le vendite dovrebbero attestarsi a 1,7 milioni nel 2021 (1,5 nel 2020), per poi salire a 1,9 milioni di veicoli nel 2025, circa 0,2 milioni in meno rispetto a prima della pandemia.
E’ quanto rileva il Global Automotive Outlook 2021 di AlixPartners da cui emerge anche la conferma del primato europeo sulle auto elettrificate, stimate ad una quota di mercato del 29% (17% le full electric e 12% le ibride plg-in) nel 2025 e del 42% nel 2030 (32% full electric e 10% plug-in), contro il 19% della Cina nel 2025 (17% full electric e 2% plug-in) e il 36% nel 2030 (34% full electric e 2% plug-in). Nel mondo invece le previsioni sono di una quota dell’11% di full electric e 4% di plug-in nel 2025 e del 24% di full electric e di 4% di plug-in nel 2030. Anche l’Italia conferma la corsa, con una quota di mercato delle auto elettrificate che passerà dal 17% del 2020 (2% full electric e 15% plug -in) al 18% nel 2025, ma con rapporto inverso tra full electric (13%) e plug-in (5%). Trend che proseguirà fino al 2030 (24% full electric e 4% plug-in).
Nonostante i notevoli progressi delle auto alla spina, però, a livello globale nel 2030 il 76% dei veicoli avrà ancora un motore a combustione. ‘’Significa – precisa Dario Duse, Managing Director di AlixPartners – che quanto annunciato dai costruttori in termini di piani per l’elettrico entro il 2030 non sempre sarà rispettato. Altrimenti tra dieci anni la quota di veicoli totalmente elettrici nel mondo dovrebbe essere del 35%, mentre noi riteniamo più plausibile una quota del 24%’’.
Anche perché l’avvento dell’elettrificazione richiede notevoli cambiamenti nel modello di business degli operatori automotive, dalla necessità di riconversione degli attuali impianti produttivi dedicati ai motori a combustione, alla revisione della catena dei fornitori, legata anche al maggiore ricorso alla produzione interna di componenti e sistemi elettrici che i costruttori stanno adottando e alla forte spinta all’indipendenza della produzione di batterie, che vedrà l’Europa autosufficiente entro il 2022. Riguardo al mix produttivo, invece, continuerà il trend di spostamento verso i Suv, che in Europa raggiungeranno nel 2025 il 45%, a scapito dei segmenti piccoli (soprattutto A), che diventeranno sempre più marginali. Anche in Italia i Suv nel 2025 si confermeranno il primo segmento, con il 47% di quota ed una crescita in cinque anni del 44%.
AlixPartners prevede invece un crollo dell’81% del segmento A, mentre rimarrà forte il segmento B, la cui quota di mercato sarà nel 2025 al 26%, crescendo in cinque anni del 50%. Un dato questo che, secondo Duse, ‘’spiega il basso livello di elettrificazione dell’Italia, visto che saranno i segmenti più grandi i primi a convertirsi all’elettrico’’. Infatti, avendo prezzi di vendita più alti assicurano ricavi maggiori e permettono ai costruttori di ammortizzare meglio la crescita dei costi delle materie prime (+90%) e gli enormi investimenti per l’elettrificazione, stimati da AlixPartners in 330 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni. Senza contare i 300 miliardi di dollari in infrastrutture di ricarica che saranno necessari per supportare i progetti elettrici delle case entro il 2030.
Nonostante ciò, con l’aumento della produzione elettrica la profittabilità delle case automobilistiche rimarrà sotto pressione e, afferma Duse, ‘’raggiungerà una marginalità positiva intorno al 2023 per i segmenti grandi e tra il 2027-2028 per i segmenti piccoli’’. Un problema che in Europa potrebbe mettere a rischio fino al 12% degli impianti di veicoli elettrici. Secondo AlixPartners dei 137 impianti attuali, nel 2027 potrebbero rimanerne solo 134 e sicuramente 34 dovranno affrontare radicali trasformazioni per sopravvivere. Un tema che interesserà soprattutto le aziende componentistiche che, a fronte della diminuzione della richiesta da parte delle case dovrà sempre più virare verso una produzione meno meccanica e più software, orientata verso batterie e i sistemi elettrici.
Fonte www.repubblica.it