ROMA – Il Governo britannico ha allo studio un provvedimento che intende vietare la vendita di auto con motorizzazione tradizionale, benzina e diesel, a partire dal 2030, anticipando di cinque anni la precedente deadline del 2035, con lo scopo di facilitare il raggiungimento dell’obiettivo di zero emissioni di gas serra entro il 2050. Una notizia che sta alimentando nel Paese furiose polemiche, sia da parte degli utenti, sia nel mondo dell’industria e dei servizi all’automotive. Una delle voci di protesta che si levano più altre è quella dell’autorevole Society of Motor Manufacturers and Traders (Smmt), rappresentate l’intera filiera della produzione e del commercio di veicoli in Gran Bretagna, che nei giorni scorsi aveva invitato il Governo a impegnarsi in significativi incentivi a lungo termine per l’acquisto dei modelli elettrici (Ev) e a fissare obiettivi vincolanti sull’infrastruttura di ricarica. Secondo un’analisi diffusa dalla Smmt spicca la necessità di investimenti pari ad almeno 16,7 miliardi di sterline (18,6 miliardi di euro) per preparare la rete di ricarica pubblica del Regno Unito al mercato di massa dei veicoli elettrici. In poche parole, dalle attuali 19.314 colonnine, bisognerà raggiungere 1,7 milioni di punti di ricarica entro la fine del secondo decennio e 2,8 milioni entro il 2035, praticamente 507 nuovi punti di ricarica al giorno per i prossimi 15 anni. La Smmt ritiene irrinunciabile questo duplice per risolvere i due principali problemi che frenano il massiccio passaggio alla mobilità 100% elettrica, ovvero il costo dei veicoli (più elevato rispetto alle motorizzazioni benzina e diesel) e la ridotta autonomia, collegata anche alla difficoltà di ricaricare le batterie.
Un recente sondaggio che la Society of Motor Manufacturers and Traders ha commissionato alla Savanta ComRes conferma che, nonostante il forte interesse dei consumatori per questa tecnologia per i minori costi di gestione (41%) e la possibilità di migliorare l’ambiente (29%), le auto elettriche rappresentano nel Paese il 17% dell’offerta nelle concessionarie ma vengono acquistate solo per l’8%. L’analisi ha poi evidenziato come nel Regno Unito i principali fattori che frenano gli acquirenti sono i prezzi di acquisto più elevati (52%), la mancanza di punti di ricarica diffusi localmente (44%) e la paura di rimanere “a secco” nei lunghi viaggi (38%). Significativa anche la spaccatura fra i favorevoli agli Ev: il 37% è disponibile all’acquisto di un veicolo elettrico entro il 2025 ma una percentuale ben superiore pone dei “paletti” o afferma di essere del tutto contraria. Il 44% del campione degli intervistati ritiene che non sarà pronto a questo passo prima del 2035 e il 24% sostiene addirittura che non ha proprio intenzione di possedere un’auto elettrica. La Smmt chiede quindi al Governo anche la reintroduzione del bonus per gli ibridi plug-in, una tecnologia ritenuta fondamentale per la transizione poiché è in grado di offrire ai conducenti una rassicurante flessibilità dal punto di vista dell’autonomia e garantisce vantaggi ambientali immediati. La questione del bando dei propulsori convenzionale, tra l’altro, va ad aggiungersi all’infelice intenzione del Governo di introdurre una nuova imposta in base ai chilometri guidati in auto, in modo da compensare le perdite di gettito dovute alle mancate entrate da accise sul carburante, causa transizione sempre maggiore alla mobilità elettrica. Insomma, vita dura anche per gli automobilisti del Paese di “Sua Mestà”. (m.r.)
Un recente sondaggio che la Society of Motor Manufacturers and Traders ha commissionato alla Savanta ComRes conferma che, nonostante il forte interesse dei consumatori per questa tecnologia per i minori costi di gestione (41%) e la possibilità di migliorare l’ambiente (29%), le auto elettriche rappresentano nel Paese il 17% dell’offerta nelle concessionarie ma vengono acquistate solo per l’8%. L’analisi ha poi evidenziato come nel Regno Unito i principali fattori che frenano gli acquirenti sono i prezzi di acquisto più elevati (52%), la mancanza di punti di ricarica diffusi localmente (44%) e la paura di rimanere “a secco” nei lunghi viaggi (38%). Significativa anche la spaccatura fra i favorevoli agli Ev: il 37% è disponibile all’acquisto di un veicolo elettrico entro il 2025 ma una percentuale ben superiore pone dei “paletti” o afferma di essere del tutto contraria. Il 44% del campione degli intervistati ritiene che non sarà pronto a questo passo prima del 2035 e il 24% sostiene addirittura che non ha proprio intenzione di possedere un’auto elettrica. La Smmt chiede quindi al Governo anche la reintroduzione del bonus per gli ibridi plug-in, una tecnologia ritenuta fondamentale per la transizione poiché è in grado di offrire ai conducenti una rassicurante flessibilità dal punto di vista dell’autonomia e garantisce vantaggi ambientali immediati. La questione del bando dei propulsori convenzionale, tra l’altro, va ad aggiungersi all’infelice intenzione del Governo di introdurre una nuova imposta in base ai chilometri guidati in auto, in modo da compensare le perdite di gettito dovute alle mancate entrate da accise sul carburante, causa transizione sempre maggiore alla mobilità elettrica. Insomma, vita dura anche per gli automobilisti del Paese di “Sua Mestà”. (m.r.)
Fonte www.repubblica.it