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Immatricolazioni auto: in febbraio continua la ripresina

Vendite auto ancora molto lontane dalla normalità, ma nel mese scorso le immatricolazioni hanno fatto segnare un +17,54% rispetto allo stesso mese del 2022. I dati diffusi dal Centro Studi Promotor

l'acquisto di un'auto usata in Italia comporta un'attenta considerazione di diversi fattori, tra cui la popolarità del modello

Ancora un dato positivo dal mercato dell’auto. Dopo la crescita del 19% in gennaio, in febbraio le immatricolazioni sono state 130.365 con un incremento del 17,54% sullo stesso mese del 2022. Nel primo bimestre le immatricolazioni hanno toccato quota 258.269 con un incremento del 18,25% sullo stesso periodo dello scorso anno.

Continua dunque la tendenza positiva inaugurata dalla prima crescita nell’agosto 2022 dopo tredici variazioni mensili negative consecutive. Se tuttavia si confronta il risultato dei primi due mesi dell’anno con i dati corrispondenti del 2019, cioè dell’anno precedente la pandemia, si registra un calo del 24,7%.

La rotta imboccata dal mercato dell’auto è dunque quella giusta, ma la meta è ancora molto lontana. Il traguardo, meglio l’obiettivo,  è ovviamente il ritorno alla normalità per un Paese come l’Italia che ha un parco circolante di 40 milioni di autovetture e una domanda di sostituzione largamente insoddisfatta negli anni della pandemia e di tutte le sciagure che l’hanno seguita.

Occorrerebbe dunque una forte accelerazione della ripresa che, secondo i concessionari interpellati dal Centro Studi Promotor nel quadro della sua inchiesta congiunturale mensile condotta nei giorni scorsi, è ostacolata, nell’immediato, dall’esaurimento dei fondi per gli incentivi alle auto con emissioni di CO2 da 61 a 135 grammi al chilometro (indicato come fattore di freno dal 73% dei concessionari) e, in una prospettiva di più lungo respiro, dall’insufficiente disponibilità di auto, dalla situazione economica generale e dai livelli dei prezzi raggiunti dalle automobili.

I fattori che frenano la crescita delle immatricolazioni

Nel mese passato,  l’insufficiente disponibilità di auto è indicata come fattore di freno dal 64% dei concessionari interpellati, la situazione economica dal 56% e il livello dei prezzi dal 53%. Per i primi due fattori si nota un leggero miglioramento rispetto alla situazione di fine 2022, che spiega la ripresina in atto, mentre resta invariato il peso del livello elevato dei prezzi delle auto. E tra l’altro, dalla stessa inchiesta, emerge che il 55% dei concessionari si attende ulteriori aumenti e il 45% stabilità, mentre nessuno prevede diminuzioni.

Sulla base degli elementi disponibili – secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – si può ritenere che la ripresina in atto continui e che quindi il mercato possa chiudere il 2023 intorno al livello indicato dal Centro Studi Promotor nella sua conferenza stampa del 26 gennaio, cioè a quota 1.500.000, ma l’appuntamento con la normalità per il mercato dell’auto è ancora lontano.

E questo significa che il parco circolante è destinato ad invecchiare ulteriormente con tutto quello che ne deriva in termini di sicurezza della circolazione e di inquinamento. L’accelerazione necessaria per tornare alla normalità potrebbe venire da fatti nuovi che al momento non si profilano all’orizzonte, come ad esempio la fine della guerra in Ucraina e di tutte le nefaste conseguenze che ha determinato o un impegno del Governo per varare incentivi all’acquisto con rottamazione di nuove auto veramente significativi come lo furono quelli del 1997 che consentirono al mercato di portare le immatricolazioni da quota 1.723.117 del 1996 a quota 2.393.607 del 1997.

 

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