ROMA – In Inghilterra è stato battezzato con il termine tailgating, che in italiano non significa niente. Ci vorrebbe un studio di semantica per sintetizzare in un colpo solo uno dei vizi più odiosi e praticati in autostrada: quello di “attaccarsi” alla macchina che precede per costringerla a farci passare , nemmeno fossimo in un Gp di Formula Uno. Un vizio tanto odioso quanto pericolosissimo, dal momento che in quelle condizioni gli spazi di frenata sono pressoché nulli.
Per tentare di mettere un freno (scusate il gioco di parole) a tale fenomeno, in Inghilterra hanno quindi pensato di utilizzare delle telecamere, simili a quelli degli autovelox, che invece di misurare la posizione dello stesso veicolo in momenti diversi, catturano la distanza che c’è fra due auto. Non solo. Sono anche in grado di stabilire se due vetture sono vicine tra loro a causa del tailgating o perché è stata eseguita una particolare manovra, come ad esempio il passaggio da una corsia all’altra o una frenata improvvisa. Ebbene, i risultati sono stati talmente soddisfacenti che ben presto anche gli altri Paesi della Ue potrebbero seguire l’esempio. Fra ottobre e dicembre – quindi in soli due mesi – nel tratto della M1 nel Northamptonshire sono stati immortalati ben 26.000 tailgater, ai quali è stata comminata una sanzione di 100 sterline più la sottrazione di tre punti sulla patente. E’ facile fare i conti: 2.600.000 pounds che ben presto entreranno nelle casse del Regno. Dei conducenti identificati 3.700 erano recidivi, ed alcuni hanno ripetuto l’infrazione una dozzina di volte sullo stesso tratto autostradale. I veicoli coinvolti includevano automobili, furgoni, autocarri e autobus e purtroppo soprattutto veicoli pesanti. L’anno scorso in Inghilterra il tailgating è stato elencato come causa di 599 incidenti gravi, mentre un recente studio ha stabilito che il fenomeno sia responsabile di circa un incidente stradale su otto. “I risultati ottenuti in questi due mesi verranno analizzati per vedere se ciò porterà a un cambiamento nel comportamento dei conducenti e alla riduzione degli incidenti”, dicono alla Highways England, la società autostradale inglese. “In caso di successo, le telecamere potrebbero essere distribuite in altre aree …”.
Fonte www.repubblica.it