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Lamborghini, cambio al vertice. Torna Winkelmann

ROMA – Stephan Winkelmann è il nuovo presidente e amministratore delegato di Automobili Lamborghini. Per Winkelmann, che entrerà in carica il 1 dicembre, si tratta di un ritorno: ha già guidato la Casa del Toro negli 11 anni precedenti l’era Domenicali (2016-2020), consolidando il marchio e portandolo alla realizzazione del super-Suv Urus. Winkelmann mantiene anche la carica di presidente di Bugatti, altro marchio super esclusivo del Gruppo Volkswagen.
“Stephan Winkelmann ha plasmato in modo decisivo la storia di Lamborghini”, ha detto, Markus Duesmann, numero uno di Audi. “Nessun altro rappresenta più chiaramente il marchio Lamborghini, ed è esattamente la persona giusta per guidare questo marchio unico verso un futuro di successo”.
Winkelmann, nato a Berlino ma cresciuto a Roma e con gran parte della sua carriera professionale tra l’Italia e la Germania, è stato presidente e amministratore delegato di Lamborghini dal 2005 al 2016, tracciando la rotta per l’ascesa del marchio e rendendolo uno dei principali produttori mondiali di supersportive. Si deve a lui l’arrivo a Sant’Agata Bolognese dell’Urus, il Supersuv che, negli anni di Domenicali al timone, ha contributo a raddoppiare i volumi produttivi e commerciali dell’azienda: lo scorso anno Lamborghini ha aggiornato il suo record, con 8.205 unità consegnate ai clienti.
 “Vorrei ringraziare tutti i dipendenti per il loro duro lavoro e la loro passione per Lamborghini. Sono orgoglioso di questa eccellente squadra e grato di averne fatto parte per quattro anni”, ha affermato Domenicali, destinato tra poche settimane a ricoprire il ruolo di amministratore delegato della Formula 1. “A nome dell’intero consiglio di gestione di Audi, vorrei ringraziare Stefano Domenicali per i suoi eccellenti risultati e per la sua dedizione a Lamborghini. Negli ultimi quattro anni ha plasmato la trasformazione del marchio e l’ha spinta avanti”, afferma Duesmann. “Gli auguriamo ogni successo nel suo nuovo ruolo di Ceo di Formula 1”.

 

Fonte www.repubblica.it

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