ROMA – Il Senato degli Stati Uniti sta discutendo un nuovo disegno di legge da un miliardo di dollari dedicato alle infrastrutture automotive e tra gli emendamenti proposti, c’è l’esplicita richiesta ai costruttori d’installare una tecnologia passiva all’interno delle proprie vetture, che impedisca ai conducenti ubriachi di mettersi al volante.
La proposta inviata al Congresso ha ricevuto immediato supporto anche dall’associazione Mothers Against Drunk Driving e dall’Insurance Institute for Highway Safety (Istituto Assicurativo per la sicurezza autostradale o IIHS) il quale ha puntualizzato come un sistema anti-guida in stato di ebrezza, potrebbe prevenire più di novemila decessi l’anno sulle strade americane. Ulteriori studi, sempre in favore dell’ipotetico software sviluppato per immobilizzare il veicolo qualora le circostanze lo richiedano, hanno puntualizzato come gli incidenti fatali legati all’intossicazione alcolemica abbiano un costo economico diretto superiore ai 44 miliardi di dollari, ed ulteriori ripercussioni sulla società stimate a 210 miliardi.
I numeri parlano chiaro; dei 36.096 decessi stradali registrati negli Stati Uniti nel 2019, 10.142 sono imputabili ad incidenti scaturiti dal consumo di alcol ed oltre all’elevato numero di sinistri con conseguenze letali, il famigerato Driving Under the Influence (in gergo DUI) è anche causa di un milione di arresti l’anno eseguiti dalla polizia americana.
L’idea di una tecnologia passiva studiata appositamente per contenere gli effetti di questa piaga sanitaria e sociale, era già stata avanzata dai legislatori nel 2019 quando l’agenzia di stampa Reuters scrisse: “In futuro i costruttori d’automobili potrebbero installare sistemi e tecnologie di bordo in grado di rilevare il tasso alcolemico attraverso sensori sul volante oppure analizzando l’alito o il movimento degli occhi”. A due anni di distanza il disegno di legge redatto dal Senato torna prepotentemente sulla questione chiedendo al Ministero dei Trasporti, lo sviluppo di una tecnologia standard “ragionevole, praticabile e appropriata”. Tre aggettivi che leggendo tra le righe, promettono di animare il dibattito su privacy, libertà individuale ed ingerenze esterne relative alla proprietà privata che un tale software di controllo sull’individuo, andrebbe inevitabilmente ad inficiare.
Il lasso di tempo per lo sviluppo della tecnologia è fissato a tre anni ed una volta approvata, i produttori di automobili avrebbero un altro biennio per adeguare i propri veicoli. L’emendamento del Senato non specifica però il tipo di tecnologia da utilizzare focalizzandosi invece sulla funzione
primaria: “Il software deve monitorare passivamente le risposte del conducente e quindi identificare eventuali impedimenti alla guida”. I metodi su come effettivamente implementare includono l’analisi del respiro ed una tecnologia ad infrarossi capace di analizzare i livelli alcolemici nel sangue dai polpastrelli ma entrambe le soluzioni avranno bisogno di ulteriori studi e validazioni per verificarne attendibilità ed efficacia, È bene comunque ricordare che già da qualche tempo, le autorità degli Stati Uniti hanno installato nelle macchine di conducenti arrestati per guida in stato di ebbrezza, un alcol-test collegato all’accensione del veicolo.
A giudicare dai toni ed al netto di quale sarà la tecnologia d’adozione, le legislazioni inerenti all’industria automotive per il prossimo decennio sembrano suggerire che dal 2026, il rilevatore di alcol incorporato nella vettura potrebbe diventare parte strutturale del mezzo, esattamente come accadde nell’estate del 1973 con la cintura di sicurezza.
Fonte www.repubblica.it