ROMA – Nel 2030, il 55,3% delle nuove vetture vendute in Europa sarà totalmente elettrico. Il sorpasso sulle auto a combustione interna sarà il primo importante risultato che verrà raggiunto con i nuovi parametri di CO2 fissati ieri dalla Commissione Ue, che prevedono entro il 2030 una riduzione delle emissioni del 55%. Con il precedente target fissato al 37,5% le auto con motore termico (che comprendono non solo quelle a benzina e diesel ma anche le ibride e le ibride plug-in) nel 2030 avrebbero rappresentato ancora il 60,3% delle nuove immatricolazioni, rendendo quindi impossibile raggiungere l’obiettivo di vendere solo vetture a zero emissioni entro il 2035 fissato ieri da Bruxelles.
Questo lo scenario disegnato da IHS Markit se il piano proposto dalla Commissione Ue, inserito nel pacchetto Fit for 55 volto a ridurre le emissioni di gas serra nell’Ue del 55% entro il 2030, sarà definitivamente ratificato dal Parlamento europeo nei prossimi mesi. Analizzando l’impatto che il nuovo taglio proposto da Bruxelles avrebbe nel 2030 sul mercato dell’auto, lo studio di IHS Markit stima che la parte del leone la giocherebbero le vetture totalmente elettriche con una quota del 55,3%, seguite dalle Mild Hybrid (23,4%), le full Hybrid (11%), le Full Hybrid plug-in (9,6%), le vetture a idrogeno (0,5%) e, buone ultime, le vetture a benzina e diesel (0,1%).
Questa accelerazione dell’elettrificazione nei Paesi Ue non avrà un impatto solo sui costruttori, ma imprimerà una spinta anche al mercato delle batterie a ioni di litio per auto, la cui domanda crescerà nel 2030 dai 354 GWh che sarebbero bastati per il precedente target del 37,5%, ai 468 GWh necessari per raggiungere il nuovo obiettivo di un taglio di CO2 del 55%. Questo scenario – precisa IHS Markit – avrà un impatto importante anche sulle strategie dei fornitori, a causa del calo più accelerato della domanda dei componenti per i tradizionali motori a combustione interna. Infatti, rispetto al 60,3% previsto, con la nuova proposta di taglio della CO2 avanzata dalla Commissione nel 2030 le immatricolazioni di vetture con motore termico rappresenteranno solo il 44,2% del mercato Ue.
Secondo l’Anfia l’attuale proposta di Bruxelles, compiendo una ‘’incomprensibile ed univoca scelta tecnologica’’, ‘’non tiene in debito conto gli impatti industriali, economici e sociali sulla maggior parte delle aziende della componentistica italiana, comprese le multinazionali presenti sul nostro territorio’’. E non considera ‘’il fondamentale contributo che le stesse potrebbero dare alla decarbonizzazione attraverso l’utilizzo di carburanti rinnovabili a basso contenuto di carbonio’’. Anche la scelta di non prevedere meccanismi di flessibilità nella transizione, tra cui quelli per i piccoli costruttori, ‘’evidenzia una scelta ideologica che non tiene conto delle molteplici specificità della filiera automotive, penalizzando fortemente le nicchie d’eccellenza, in particolare quelle italiane’’. Per questo l’Anfia, in rappresentanza delle oltre 5.000 imprese della filiera industriale italiana, rivolge ‘’un appello alle Istituzioni italiane ad adottare un percorso di accompagnamento della filiera della componentistica alla riconversione produttiva e di rappresentare con determinazione le istanze di uno dei settori più importanti del Paese nell’iter legislativo che seguirà la proposta nei prossimi mesi’’.
Fonte www.repubblica.it