ROMA – Ruote, ingranaggi, molle e pistoni, ma in scala ridotta, ridottissima. L’altra grande passione che muove le teste e i cuori di uomini e donne del globo, oltre a quella dell’auto. E in un momento di viaggi ridotti, di confinamenti e trasporti difficili i contaminuti diventano non solo oggetto del desiderio ma anche della rassicurazione. Gli orologi possono stare sempre con noi, sula nostra pelle in un rapporto intimo e soprattutto sicuro. Non possiamo più viaggiare tanto, dobbiamo pensare a come e dove spostarci. Ma far passare questo tempo lo possiamo ancora fare, e possiamo ancora sognare. E gli orologi da polso sono compagni fedeli, espressioni di meccanica e ingegno quanto e forse più delle auto. Non ci tradiscono e stanno al sicuro sul nostro polso, con noi. E sono bellissimi. Come le auto, la loro tecnica, la loro storia, e loro emozioni, i contaminuti nascono e prosperano tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo. I primi come le quattroruote sono l’espressione di storie avventurose e desideri di controllare lo spazio e il tempo attraverso l’ingegneria, il ferro, l’energia e la precisione. Guardiamo un super orologio come una supercar e apprezziamo l’orologio di tutti i giorni come la nostra utilitaria. Il primo ci fa dominare il tempo, la seconda ci ha insegnato ad andare altrove. Come l’auto coprono il pianeta ma sono molti di più con oltre un miliardo e duecento milioni venduti l’anno dall’Alaska alla terra del fuoco, con le esportazioni cinesi, anche qui in ascesa, che fanno da padrone. Ma il cuore dello stile e dell’inventiva rimane l’Europa con le sue creazioni. Quindi accendiamo i motori e partiamo.
I mitici
Non solo nella storia ma nella leggenda. Tutti e tre legati indissolubilmente e storicamente al mondo della velocità e del motore a scoppio e delle prime gare automobilistiche internazionali fatte di meccanici sudati, bandierine a scacchi e duelli sull’asfalto all’ultimo secondo. Zenith El Primero è stato il primo cronografo integrato a vedere la luce nel 1969 dalla testa dei maestri orologiai di una delle più antiche case manifatturiere svizzere. Il movimento praticamente originale, ridisegnato fedelmente con la tecnica del “reverse engineering” lo ritroviamo oggi sulla referenza A384 Revival: la scala tachimetrica di questo orologio da polso mitico ha cronometrato le più importanti gare automobilistiche del mondo con una precisione che negli anni settanta era impensabile e i suoi 37 millimetri di diametro, con un spessore di soli 12,60 millimetri hanno decorato il polso di piloti generali e pazzi come Felix Baumgartner il primo uomo a infrangere la barriera del suono nel 2012 gettandosi verso la piccola terra dalla stratosfera alla velocità di 1242 Km/h.
Altro giro di motore altro mito: Rolex Daytona che ha montato guarda caso fino al 2000 il meccanismo proprio del Primero per poi diventare l’assoluto con un proprio movimento di manifattura Rolex. Il più famoso quello appartenuto a Paul Newman, un mito sullo schermo e in pista. La moglie Joanne Woodward nel 1968, cinque anni dopo l’ingresso sul mercato, gliene regala uno con una scritta sul fondo della cassa “Drive carefully. Me”: l’atto di nascita del più desiderato e iconico dei cronografi. Oggi la ghiera in ceramica lo rende ancora più bello, ma il fascino dai 17 milioni di dollari dei micro quadratini nei contasecondi di quello appartenuto all’attore rimane inalterato.
Il terzo è il nonno degli altri due ma resiste indomito: il Vacheron Constantin Historique Americain 1921 in oro rosa progettato appositamente per il mercato americano degli anni ruggenti. Un orologio con il quadrante obliquo e la corona dislocata sull’estremo lato destro della cassa. Un classico senza tempo che consentiva ai primi corridori di leggere l’ora pur rimanendo saldamente ancorati al volante.
Gli incredibili
L’orologeria è anche follia come quella dell’industria automobilistica estrema, esoterica, irraggiungibile. Pagani, Koenigsegg, McLaren, Bugatti, Rolls-Royce, Maybach e Lykan Hypersport sono auto da sogno, MB&F, Urwerk, Meccanicheveloci e Xeric sono orologi da sogno irraggiungibili ai più, complicati, sofisticati ed esclusivi. Costano a volte più di una Aston Martin, a volte pezzi unici e irripetibili che escono dalle mani di imprenditori artigiani visionari. Il numero 9 sembra forgiato dai primi principii aereodinamici degli anni 40’ e 50’. Curve e cristallo per tre quadranti di una macchina unica fatta in casa con il motore HM9 che fa girare le lancette di questo razzo spaziale da polso. L’UR-cc1 di Urwerk rivolta il concetto di andamento circolare del tempo e lo trasforma in funzione lineare che diventa forma simile agli strumenti di controllo delle antiche Oldsmobile americane. I secondi e le ore appaiono grazie a dei micro cilindri rotanti. E un cilindro, meglio un pistone, è stata l’ispirazione di Cesare Cerrito quando ha pensato a ICON Nerofumo. Una sezione dell’elemento propulsore del motore automobilistico diventa contaminuti con quattro fusi orari indipendenti e una suggestione nel nome che ricorda le nuvole nere sulle piste della Targa Florio. Lo Xeric Leadfoot Automatic Silver Black statunitense è geniale con il suo ritorno al passato, le ore saltanti e la riserva di carica che sembra un vecchio indicatore del livello di benzina nel serbatoio di una Plymouth del 1960. Forma speciale per chi guida e un altro fuso orario per dove ti stai dirigendo.
I corsaioli
Hublot Ferrari, Tanino Lamborghini e Porsche Design. Non hanno bisogno di presentazioni: ognuno incarna lo spirito dell’auto da corsa alla quale si rifanno. Materiali preziosi, carbonio, titanio e acciaio. Scale tachigrafiche perfette. Indici e contatori a geometria variabile che ricordano gli pneumatici e le mescole della Formula 1 dei rally più duri. Orologi grandi come grandi sono le marche e i motori che li ispirano. La corsa continua. E una gara da far tremare i polsi.
Fonte www.repubblica.it