ROMA – Un anno vissuto sotto il peso della pandemia ha lasciato il segno anche nel comparto automotive. Una fotografia di quanto è successo in questi terribili dodici mesi arriva dall’Arval Mobility Observatory, il centro studi che monitora e anticipa le tendenze del mondo della mobilità in Italia e in Europa.
Nella pubblicazione “Osservatorio Mobilità 2021: crisi e rilancio del settore automobilistico Italiano”, curata da Basilio Velleca, responsabile della divisione Automotive consulting della Cws Digital Solution, è presente una raccolta dei principali indicatori che raccontano l’anno appena passato per l’intero settore dell’auto. L’Osservatorio Mobilità 2021 ripercorre un anno che, in un certo senso, può essere considerato “uno spartiacque temporale che si userà in futuro per identificare ciò che c’era prima, da quel che è divenuto poi”, secondo quanto dichiarato da Massimiliano Abriola, nuovo responsabile di Arval Mobility Observatory, l’osservatorio che raccoglie e condivide dati e informazioni per fornire a tutti un valido aiuto a comprendere il nuovo paradigma della mobilità.
“L’anno appena chiuso – ha aggiunto Abriola – ha infatti ridefinito abitudini, socialità, didattica e organizzazione del lavoro, dando nuovo impulso alla produttività con un più consapevole utilizzo degli strumenti digitali. Ha stabilito maggiore chiarezza sulle priorità, mettendo al centro di tutto la sostenibilità ambientale, economica, sociale ed individuale. Questo ha disintegrato bias culturali, comprimendo in breve tempo l’evoluzione che sarebbe certamente avvenuta ma in un periodo molto più lungo. Ha forzato il coraggio di sperimentare”. Un chiaro esempio arriva dalla mobilità green, dove il totale delle vetture elettriche e ibride è passato da una quota del 6,6% (127 mila circa) sul totale immatricolato del 2019, al 20,3% (281 mila unità) del 2020, con un peso sul mercato quindi più che triplicato.
Le elettriche pure invece rappresentano una quota ancora marginale con un 2,3% del totale immatricolato, percentuale che sale al 5,2% se si considera solo il noleggio a lungo termine, con un tasso di penetrazione superiore al doppio rispetto al mercato complessivo. Inoltre, il noleggio a lungo termine è anche il settore che ha mostrato una maggiore resilienza e anche se ha dovuto incassare una perdita di oltre 70.000 vetture immatricolate, ha fatto meglio del mercato, contenendo le perdite. Un dato valido sia per il noleggio aziendale, sia per gli utenti privati tanto che, secondo le stime, il parco circolante totale noleggiato ai privati avrebbe raggiunto le 65 mila unità, con una crescita di 13 mila veicoli in un solo anno.
Insomma, il 2020 sarà ricordato come un anno complesso ma che ha avuto il merito di velocizzare alcune tendenze che si prevede proseguano anche in futuro. Secondo Fabio Orecchini, professore ordinario di Macchine e Sistemi per l’Energia e l’Ambiente e direttore del Center for automotive research and evolution dell’università degli Studi Guglielmo Marconi, che ha firmato la prefazione del volume: “L’esperienza digitale, la ricomposizione in forma nuova ed inedita del puzzle della mobilità personale e aziendale e l’attenzione nei confronti della sostenibilità, percepita finalmente in modo globale e non frammentata nei singoli comparti dell’ambiente, dell’impatto sulla società e delle questioni economiche, costituiscono tre elementi della nuova era indubbiamente aperta dalla pandemia. Questo 2020 così particolare merita di essere studiato a fondo, perché in un solo anno c’è probabilmente un intero secolo. Secondo me il prossimo”. (m.r.)
Fonte www.repubblica.it