avvocatoinprimafila il metodo apf

“Porsche Unseen”, i prototipi mai visti della casa tedesca

STOCCARDA – Porsche apre la sua “Area 51”, il reparto segreto con i prototipi più folli mai progettati. E pubblica tutto su un libro di 330 pagine – si compra on line con il codice ISBN 978-3-667-11980-3 – battezzato “Porsche Unseen”. Dentro? Tutti gli studi progettuali illustrati in dettaglio, straordinarie fotografie di Stefan Bogner e una minuziosa descrizione dei prototipi e delle GT mai viste. Dai furgoni alle Hypercar, dalle piccole sportive a diverse interpretazioni della 911, segno inequivocabile che il Sacro Graal delle GT di Stoccarda, pur rimanendo sempre uguale a se stesso, è oggetto costante di grandi studi.
Stupisce che Porsche pubblichi per la prima volta studi progettuali eseguiti da poco: gli ultimi risalgono solo all’anno scorso. E stupisce anche la dovizia di particolari, che fa capire alla concorrenza il metodo di lavoro del centro ricerche: a Stoccarda lavorano in diversi segmenti “Spin-off” (Derivati), “Little Rebels” (Piccole Ribelli), “Hyper Car” e “What’s Next?” (Che cosa ci riserva il futuro?). Così per ogni settore Porsche svela diversi studi e prototipi, dai primi schizzi al modello ultimato pronto per la produzione in serie.

“Il design senza tempo e al contempo innovativo delle nostre sportive è apprezzato in tutto il mondo”, spiega Oliver Blume, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Porsche AG. “Alla base di questo successo ci sono i concept studies con il loro carattere ‘visionario’. Essi forniscono tutta una serie di spunti e idee cui attingere per realizzare il futuro design di Porsche, abbinando la nostra forte tradizione a innovative tecnologie del futuro”.
Non solo: Porsche svela anche il suo processo di progettazione, ma questo non è un mistero per gli addetti ai lavori. Però per gli appassionati si tratta di pura libidine perché seguire passo passo la creazione di un’auto, dallo schizzo iniziale  che nella fase successiva viene visualizzato come modello tridimensionale. Non appena si rende necessario sviluppare ulteriormente un’idea, vengono prodotti modelli di piccole dimensioni, in scala 1:3, e a seguire modelli rigidi in scala 1:1. “Il mondo virtuale rappresenta il primo passo, ma è particolarmente importante calare nella realtà i modelli insoliti per capire se l’auto ha proporzioni piccole, grandi o inusuali”, commenta Michael Mauer. Diversamente da quanto accade nello sviluppo di un modello di produzione, che prevede sempre la realizzazione di più modelli con formati stilistici diversi, i progetti dei prototipi si concentrano su un unico modello che interpreta l’idea centrale. Insomma, un libro davvero da non perdere…
 

Fonte www.repubblica.it

Exit mobile version