ROMA – Nella conferenza stampa annuale trasmessa in streaming dallo storico museo di Zuffenhausen, i vertici Porsche hanno annunciato i risultati finanziari del 2020 e le strategie del brand per il prossimo quinquennio affermando, attraverso i numeri, una profittabilità ai vertici non solo del gruppo Volkswagen ma di tutta l’industria.
“Il 2020 ha presentato difficoltà straordinarie e inaspettate – ha spiegato il Ceo Oliver Blume – ma grazie ad una clientela fidelizzata, la nostra forza innovativa e l’introduzione di modelli iconici come la Taycan – vettura che ha conquistato oltre 50 premi – le 911 Turbo e 911 GT3 passando per nuova Panamera, Cayenne Gts e 718 con motore 6 cilindri aspirato, siamo riusciti a mantenere una crescita sostenibile consegnando 272 mila vetture nel mondo ed avvicinandoci al record del 2019”. Nonostante la crisi dettata dal coronavirus, il calo si è attestato ad appena il tre percento mentre molte altre cifre in bilancio hanno chiuso in positivo: Il valore è salito a 28,7 miliardi di euro (oltre 100 milioni in più dell’anno scorso), il ritorno sulle vendite ha raggiunto il 14,6 percento, il risultato operativo è adesso di 4,2 miliardi, l’utile dopo le imposte è arrivato a 4,4 miliardi di euro e rispetto al 2019, la profittabilità è aumentata di 350 milioni. Figure di riferimento nel panorama automotive che hanno permesso a Porsche di rispettare i target aziendali ed elargire ai suoi 36,000 dipendenti bonus fino a 7,850 euro.
Secondo il vice presidente del consiglio di amministrazione e responsabile dell’area finanziaria Luk Meschke, il conseguimento delle cifre record è reso possibile da “un efficiente sistema di gestione costi e della liquidità per sostenere gli investimenti sul medio e lungo periodo in ambito digitalizzazione e mobilità elettrificata. Tentare di far economie si tradurrebbe in perdita – prosegue Meschke – ed è un concetto antitetico rispetto al nostro operato. L’obbiettivo è quello d’investire altri 15 miliardi entro il 2025 e migliorare il risultato complessivo di 10 miliardi. Al tempo stesso abbiamo garantito alla forza lavoro, un posto fisso e stabile per tutti i dipendenti fino al 2030”. L’attenzione del costruttore tedesco verso welfare e job security è rimarcata non solo dalle parole di Meschke, ma anche dalla prestigiosa sequenza di riconoscimenti e statistiche in cui Porsche si è affermata come “Most positive employer” con livelli di fluttuazione bassissima (meno dell’1%) e tra le aziende di scienza, ingegneria ed IT più appetibili dopo Apple e Google. La seconda posizione nel careeer index scaturita da un pacchetto aziendale avveniristico e flessibile, il rispetto delle pari opportunità, le più di duecento iniziative solidali all’attivo ed il programma di de-carbonizzazione, sono tutti tasselli di una più ampia strategia definita olistica a livello economico, ecologico e sociale da Oliver Blume: “Porsche AG punta a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2030 (gli impiantti di Lipsia, Zuffenhausen, Weissach lo saranno già nel 2021) quando l’80 percento delle nostre vettura sarà elettrica – afferma il Ceo – ed agli aspetti legati alla sostenibilità reale, aggiungeremo la consueta volontà di differenziarci con design, performance, qualità, esperienze di guida e di viaggio, tecnologie fast charging e la presenza continuativa nel motorsport; dove abbiamo vinto Le Mans, Laguna Seca, Sebring, Spa e nel 2023 avremo un prototipo per competere nelle endurance. Infine, prevediamo di aumentare del 50 percento la produttività complessiva grazie a processi ottimizzati e l’attuazione di nuovi modelli di business”. Il focus della conferenza si è infine spostato sulla rilevanza di mercati come la Cina; passati dalle poche migliaia di Porsche acquistate d’inizio millennio alle 88.968 del 2020 per un più 3 percento sul 2019.
Fonte www.repubblica.it