BERLINO – La rivoluzione delle e-cars arriva anche nell´Europa di mezzo. La Slovacchia, giovane democrazia che ospita enormi impianti di giganti come il gruppo Volkswagen, Psa e Hyundai-Kia, è attualmente il maggior produttore di auto per abitante nell´Unione europea. Ma il governo di Bratislava, la bella piccola capitale a 40 chilometri da Vienna, si è accorto in tempo della sfida in arrivo e lancia un programma di conversione in massa del comparto auto verso la produzione di auto elettriche. “E´inevitabile, non mancano mie preoccupazioni”, ha detto al sito Politico.eu, il ministro delle Finanze Ladislav Kamenický, “il nostro paesaggio economico potrebbe cambiare radicalmente”. La preoccupazione è che, visto che un´auto elettrica ha bisogno di fino a dieci volte parti in meno di un´auto convenzionale, la Slovacchia potrebbe affrontare perdite pesanti di posti di lavoro.
Attualmente il comparto auto – grazie a Volkswagen che ha appena aumentato la produzione in loco, Porsche, Kia, Tesla, Peugeot – fornisce il 13 per cento del prodotto interno lordo slovacco e dà lavoro ben pagato a 275 mila persone, in un paese di circa 5,3 milioni di abitanti. Il governo ha ben chiaro che la sfida va affrontata in corsa, e ci investe. E lo stesso sindacato del comparto auto tranquillizza e insieme ammonisce. Secondo Peter Mrazik, leader operaio negli impianti Jaguar-Land Rover che a causa della Brexit il proprietario indiano Tata ha trasferito in Slovacchia (membro della Ue e dell´eurozona) “Non basta più puntare sulla quantità di investimenti stranieri: se arriveranno tre o quattro nuovi investitori nell´auto da noi, il tenore di vita e l´economia non miglioreranno poi tanto. La priorità è essere pronti a offrire forza lavoro, tecnici, progettisti e manager qualificati, con competenze nella produzione elettronica e digitale. Siamo indietro e dobbiamo investire di piú in digitalizzazione, intelligenza artificiale, bioingegneria e green economy, in futuro 9 posti di lavoro su dieci verranno da questi comparti”.
Questi sono appunto i piani della Slovacchia, un tema centrale di dibattito nella piccola, vitale democrazia. Maros Sefcovic, un vicepresidente slovacco della Commissione europea, “La Slovacchia deve investire in una ´gigafactory´per ogni necessità produttiva di e-cars, e un centro di ricerca e sviluppo d´avanguardia concentrato sull´auto elettrica.Per il resto le premesse sono buone, gli impianti automobilistici da noi sono al massimo livello di modernità mondiale, facili da convertire per la produzione di e-cars e l´addio ai motori a combustione interna”. Gli imprenditori locali non stanno a guardare, cominciano già a muoversi. Come Juraj Ulehla, che ha fondato Voltia, azienda che converte van in veicoli elettrici e li noleggia, e Greenpoint, una rete di colonnine di rifornimento che si sta espandendo nel paese. Nascono anche molte start-up, sempre grazie a un uso veloce, accorto e mirato dei fondi di coesione europei di cui la Slovacchia è recipiente, ed è in corso con la vicina Ungheria un negoziato sulla futura costruzione insieme di una grande fabbrica di batterie. La “Nuova Europa” non dorme, neanche nel settore dell´auto e quanto al tema e-cars, il monito che invano Gorbaciov in visita a Berlino Est nel 1989 rivolse al dittatore tedesco-orientale Erich Honecker, che continuava a reagire con la repressione al movimento per la democrazia e il rinnovamento: “Compagno, chi arriva troppo tardi verrà punito dalla Storia”.
Fonte www.repubblica.it