ROMA – Altro che fortunato investimento in Borsa. Nemmeno con le migliori criptovalute o il più ricco dei fondi avreste potuto in un anno guadagnare un simile incremento: 353,7%. Lo hanno ottenuto i proprietari di un’auto che a vederla fa semplicemente ridere: la Subaru 360. Da noi è abbastanza rara perché ha avuto un periodo di vita coincidente con quello delle Fiat 500 e a nessuno sarebbe venuto in mente di preferirla al mitico Cinquino di casa nostra. Pensate un po’: l’importatore di questo modello negli Stati Uniti coniò per la Subaru uno slogan che è tutto dire: “Bruttina e costa poco”. Nonostante tutto, l’importatore riuscì a vendere i diecimila pezzi destinati al mercato americano. C’è da specificare che grazie alle ridotte dimensioni (qualche centimetro meno di tre metri) e alla piccola cilindrata (360 cc) questa Suzuki potè sottrarsi ai severi crash antiurto e vantarsi di essere il mezzo a quattro ruote meno caro sul mercato, capace di trasportare quattro persone. Tondeggiante, sorridente, qualcosa che ricorda sul davanti la Renault 4 CV e dietro la Porsche monogriglia.
A lanciarla nel 1958 fu la Fuji, colosso del mercato fotografico: i cui dirigenti ebbero l’intuizione di andare incontro al desiderio di motorizzazione dei giapponesi. In poco più di 12 anni ne furono prodotti 400 mila esemplari. Il motore era un due tempi raffreddato ad aria, tre marce, 400 chili, 80 all’ora velocità di punta. Dal modello base furono sviluppate anche versioni più spinte: la Young S, quattro marce e, volendo, due belle strisce nere sul cofano; e infine la Young SS che – grazie a un carburatore Mikuni doppio corpo – avrebbe potuto competere in pista con le nostre piccole Abarth.
Oggi un modello in condizioni “pari al nuovo” vale 50 mila euro. L’anno scorso questa Subaru si poteva portare a casa con 600 euro. Sono questi i “miracoli” delle autostoriche, un settore che sta attirando proprio l’interesse dei grandi fondi di investimento, che valutano un incremento medio dei modelli rari e di gran pregio superiore al 15% l’anno. Poi, ci sono i grandi picchi, esemplari per i quali il valore è schizzato verso l’alto nel giro di pochi mesi: la rara Jaguar XJR15, la prima in fibra di carbonio, si è rivalutata del 173% rispetto all’anno scorso (ci voleva quasi un milione di dollari per comprarla, oggi non si trova a meno di un milione e mezzo); la Volvo 244 (+81,4%); la Volkswagen Karmann Ghia (+53,4%); BMW 1600 (+39,3%); la Renault 8 (+59,2%); la Toyota 4Runner (+49,8%); la Lancia Beta (+44,1%). Ma proprio per capire come sia difficile interpretare l’andamento del mercato, esistono esempi opposti: la Lancia Aurelia ha perso il 21 per cento come la Buick Skylark e la Bentley Brooklands. E pessimo l’affare di chi aveva investito 70 mila euro per comprare una Panther J-72: oggi ne vale 20 mila (-68%).
Fonte www.repubblica.it