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Truong, il falegname che ha costruito per il figlio una Ferrari 250. In legno

ROMA – Sei anni fa a Venezia fece scalpore l’artista e scultore Livio De Marchi che – dopo cinque mesi di duro lavoro – aveva trasformato un blocco di pino in una Ferrari F50 e s’era divertito nel mostrarla galleggiare per i canali di Venezia. Ora è un falegname vitenamita, Truong Van Dao, ad aver realizzato una replica della Ferrari 250, la Gioconda della casa di Maranello.

Per chiarire subito le cose: sappiamo benissimo che ci sono sempre state riproduzioni in legno di macchine da leggenda, ma intese come forme di arte, quindi immobili. Invece qui siamo a un altro livello. In settanta giorni questo artigiano asiatico è riuscito ad assemblare la replica di una delle auto più costose e meno accessibili della Rossa, portandola poi in strada. Un lavoro certosino, con le parti della carrozzeria di legno sul telaio, comprese fiancate e parte posteriore, e uso di una motosega dopo che la colla aveva fatto aderire le varie parti per ricreare le forme della Ferrari, compresi re agli intarsi del cruscotto che mostra contagiri e contachilometri retroilluminati e alla realizzazione di indicatori di direzione e gruppi ottici funzionanti.

L’obiettivo di Truong era far felice suo figlio, appassionato di auto. Non avendo un portafogli tale da potersi permettere l’acquisto delle auto, pur di veder sorridere il suo pargolo ha messo in azione quello che aveva: ignegno e talento. Così il falegname asiatico ha cominciato a realizzare prima dei modelli piccoli (perfino una Bugatti), e poi ha alzato l’asticella della sfida, fino a creare delle vere e proprie auto, sia pure con tutti i distinguo del mondo. Infatti, prima ancora della Ferrari 250, aveva ‘progettato’ una Lamborghini Sian Roaster, elettrica e in legno.

Lo stupore degli amici, e non solo, ha stilomato l’artista che ha postato su Youtube ‘Woodworking Art’ la storia della sua creazione, capace di produrre una velocità fino a 25 km/h. Come per la Ferrari, Truong ha iniziato preparando prima una piattaforma, posizionando le ruote e rendendola mobile con la potenza di una batteria di un motore elettrico. Poi è passato al cofano e a tutto il resto.

Fonte www.repubblica.it

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