MILANO – Si discute da sempre se e quanto le corse anticipano l’evoluzione tecnica dell’automobile. Di sicuro la necessità di portare all’estremo le prestazioni spinge a ricercare soluzioni nuove e originali e quando queste funzionano diventano patrimonio collettivo e si diffondono fino ai mezzi che guidiamo quotidianamente.
Seguendo questa logica è legittimo, guardando la massima espressione rappresentata dalla formula 1, chiedersi se domani al posto del caro vecchio “volante” avremo una specie di “computer-manubrio” come quelli impugnati dai campioni. È difficile infatti immaginare di stravolgere il più tipico strumento di guida, quello che siamo abituati ad avere fra le mani da quando abbiamo cominciato a frequentare l’automobile e che appare come qualcosa di classico indispensabile e per questo immutabile.
Fino ad ora sembrava che la sola futura alternativa al tradizionale volante fosse il non-volante, nel senso della guida autonoma che renderà inutile qualsiasi dispositivo di controllo del veicolo. Vero, ma intanto, per necessità o per piacere, pilotare con le mani è ancora la soluzione più ovvia e istintiva, indipendentemente dal look e dalla struttura del meccanismo in questione.
Può sorprendere ma basta guardare indietro per accorgersi che il classicissimo e apparentemente immutabile volante rotondo si è conquistato ruolo e immagine attraverso un processo evolutivo complesso e variegato.
Se partiamo dalle origini bisogna considerare che quando il motore ha sostituito i cavalli si è presentata la necessità di gestire la direzione del mezzo (le carrozze non avevano sterzo e i cavalli si occupavano di “girare”) e il riferimento immediato è stato agli altri mezzi da guidare, come le barche che utilizzavano un timone collegato a una barra. L’ispirazione marinara (ma sarebbe meglio dire la logica meccanica) ha poi guidato il ricorso a meccanismi più efficienti comandati da una “ruota”, che ha avuto rapidamente ragione di leve, manovelle e qualsiasi altra alternativa.
Conquistato il suo ruolo nel posto guida, il volante ha intrapreso una evoluzione continua e a volte sorprendente, sia dal punto di vista estetico sia delle funzioni, che ha via via concentrato su di sé quale protagonista assoluto della guida senza più subire alcuna concorrenza; nemmeno quella di ispirazione aeronautica del joystick, mai presa seriamente in considerazione.
Estetica e funzionalità sono i due aspetti che fanno del volante probabilmente l’oggetto più rappresentativo dell’evoluzione dell’automobile malgrado la rigidità del dover essere rotondo e collegato al meccanismo di sterzo e la fantasia del designer ha veramente elaborato di tutto.
Basta pensare al notissimo “monorazza” della Citroen DS del 1955, che sembrava un anello sospeso sopra la plancia, o all’incredibile volante “senza piantone” della Boomerang di Giugiaro del 1972, con la corona che emerge dalla strumentazione. Anche sulla rotondità ci sono stati dei cedimenti e si ricordano il volante “quadrato” della Chrysler 300i del 1963 ripreso poi coraggiosamente dalla Inncenti Regent degli anni Settanta; più recentemente Ancora Citroen ne adottò uno ovale per la SM aprendo così la strada alle recenti soluzioni disassate o “flat bottom” (quelle appiattite nella parte bassa) che con la scusa di lasciare più spazio alle gambe danno un’impronta sportiva.
Dal lato funzionale il volante è apparso da subito il posto migliore dove collocare altri comandi, dalle regolazioni di anticipo e carburazione fino alla gestione dei moderni sistemi di bordo.
Se gli americani hanno per primi adottato il “cerchio” supplementare per il clacson, gli europei hanno curato la raffinatezza creando vere e proprie icone di raffinatezza come l’italiano Nardi con la corona in legno segnata dal filo nero o il corrispettivo inglese Moto-Lita con le razze forate e gli “spot” bianchi sulla corona.
La modernità ha portato l’inserimento dell’airbag nel mozzo e la proliferazione di comandi elettrici ed elettronici, fino ai sensori che permettono ai dispositivi di assistenza alla guida di capire se abbiamo effettivamente le mani sul volante (non si sfugge: ci sono sistemi che verificano il contatto con la corona e altri che controllano se applichiamo forza sullo sterzo). Come se il volante sia alla ricerca di rassicurazioni, prima di salutare e lasciare il posto alla guida totalmente autonoma.Fonte www.repubblica.it