BERLINO – Interessanti e inattesi dati in controtendenza nel mercato dell´auto, anzi per essere piú precisi nel segmento premium. La svedese Volvo ha annunciato, dopo mesi di forti cali di vendite e utili dovuti alla crisi mondiale del mercato auto scatenata dal coronavirus, di aver registrato una sorprendente inversione a u. Nel mese di luglio le vendite del marchio premium svedese – che ha la cinese Geely come azionista di riferimento ma continua ricerca progettazione e sviluppo in Svezia e con criteri severi svedesi – sono aumentate del 14,2 per cento grazie a una ripresa degli acquisti sia in Europa, sia negli Usa, sia in Cina.
Colpisce il fatto che i dati di luglio siano l´opposto speculare esatto dei dati che Volvo stessa aveva reso pubblici per il primo semestre dell´anno in corso. Durante il quale appunto le vendite erano diminuite di un 14 per cento abbondante causando una perdita netta di 114 milioni di euro. Adesso si ricomincia nell´assalto al cielo che Volvo aveva avviato negli ultimi tempi sfidando tutti gli altri marchi premium mondiali, dai tedeschi a Lexus, prima dell´esplosione della pandemia del Covid.
La strategia di Volvo resta la stessa: punta soprattutto sulla qualità di eccellenza di tutti i nuovi modelli, sulla prospettiva del passaggio in massa alla produzione di elettriche, e sul lancio di Polestar, il modello top che con un brand che non nasconde il suo obiettivo: sfidare Tesla e le Porsche elettriche.
Il ritorno di Volvo è tanto piú interessante in quanto mostra che la storica azienda sta riuscendo a superare i fattori di crisi causati dalla specifica situazione svedese. Nella prima potenza economica della Comunità nordica infatti il coronavirus è stato affrontato dal governo con un lassismo duramente criticato dagli scienziati e la rinuncia a ogni lockdown. Ciò ha causato un altissimo numero di morti (oltre 5.700 su 10 milioni di abitanti, una percentuale tra le peggiori in Europa) e un crollo del prodotto interno lordo dell´8,6 per cento, annunciato dal governo a guida socialista ieri. E´un crollo certo inferiore a quello italiano e della media dell´Unione europea, ma fa male all´economia e all´umore collettivo della Svezia. Perché grazie a export di eccellenza come appunto Volvo, aerei Saab, fotocamere, prodotti elettronici e internettiani, il regno era abituato da anni a tassi di crescita doppi rispetto a quelli tedeschi.
Il governo continua a non agire, ma Volvo resiste con successo. Recentemente ha anche investito in Circulor, un´azienda britannica specializzata nella tracciabilità delle forniture. E´un segnale di sensibilità ecologica: grazie all´investimento, ad esempio, l´origine del cobalto usato nel modello di punta, la XC40 Recharge, la prima auto completamente elettrica prodotta e offerta sul mercato da Volvo, sarà tracciabile al cento per cento.