Alberto Nemo, tra le voci cantautorali più interessanti del panorama musicale italiano, lancia il suo nuovo progetto “Due”, il primo concerto live “nemizzato” che vede l’artista esibirsi di fronte ad un unico spettatore alla volta.
Una performance artistica di musica e arte nata in collaborazione con l’artista Mauro Mazziero curata dallo storico dell’arte e divulgatore Claudio Strinati che verrà presentata in anteprima nazionale al Mugellini Festival il prossimo 17 e 18 ottobre 2020 all’Auditorium Scarfiotti di Potenza Picena (Mc) da Claudio Strinati.
“Due” nasce dall’ incontro di Alberto Nemo con l’artista Mauro Mazziero direttore artistico delle arti visive del Mugellini Festival e autore delle copertine dei dischi di Nemo che saranno presenti in mostra al Festival.
I difficili avvenimenti di questi mesi hanno dato una grande spinta per un ritorno al valore irrinunciabile dell’individuo e Nemo giunge alla completa rivalutazione dello stesso riconoscendone l’importanza e il valore di fruitore dell’opera d’arte, il suo posto è distanziato e al sicuro al centro dello spazio insieme all’artista. La pandemia e il distanziamento sociale hanno mostrato la fragilità delle conquiste civili e la drammaticità di una scelta che vede inevitabilmente venire meno uno di questi valori: la salute o la libertà di incontrarsi. Un artista come Alberto Nemo, non poteva restare immobile davanti all’ineluttabilità dei fatti.
“ È necessario che l’artista si incontri con il suo pubblico – ha detto Alberto Nemo – nello stesso tempo è importante che nessuno sia un pericolo per l’altro, né tantomeno che ci sia uno spazio troppo vasto che determini una visione e un ascolto condizionati dalla distanza. Di qui nasce l’idea di un incontro forte e colmo di tutti quegli elementi che lo caratterizzano: l’emozione, lo scambio di energia, la reciproca conoscenza diretta attraverso il mezzo privilegiato dell’arte. L’arte ricomincia da “Due”, da un incontro vero che potrà rifondare la nostra cultura.”
Nemo parte dal nucleo fondante della civiltà e della cultura, l’incontro di due persone, una portatrice di un messaggio universale mediato dal linguaggio dell’arte, l’altra capace di ascoltare e di restituire, attraverso le sue emozioni, il necessario alimento che rende proficuo un incontro. Tutto questo senza intermediari, l’artista offre la sua opera e lo spettatore al termine può rispondere liberamente a questo dono.
“ ”Due” è un punto di incontro tra percorsi creativi affini eppure diversissimi, quello del cantautore Nemo con l’artista Mazziero – ha commentato Claudio Strinati – un’esperienza singolare nel panorama artistico del nostro Paese in questi ultimi tempi. Chi ascolta le composizioni di Alberto Nemo, ha la sensazione di percepire astrali echi di esperienze liminari come fu quella del grande Demetrio Stratos negli anni settanta del Novecento, che hanno forse spinto Alberto Nemo all’idea di procedere ad una vera e propria costruzione sistematica di un mondo sonoro pago di se stesso, in uno stato di quieta e al contempo fremente pienezza dell’essere. Qualcosa del genere si era profilato nel mondo musicale una quarantina d’anni fa al magico tocco di maestri come, soprattutto, Philip Glass al tempo dell’invenzione della ragguardevole trilogia cinematografica, parzialmente ispirata al mondo degli indiani Hopi della nazione Navajo, diretta da Godfrey Reggio, scandita dai capolavori Koyaanisqatsi (1982), Powaqqatsi (1988) Naqoyqatsi (2002). E, su una linea assai simile, Nemo con la stessa impeccabile e severa professionalità può toccare il più rustico popolaresco e il più gelido e ancestrale aristocraticismo. Può conversare con i più scrupolosi sapienti e giocare con i bambini senza esporsi troppo e senza dare tante spiegazioni.. Le immagini di Mazziero suggeriscono con pari acutezza sia silenzi ineffabili sia clamori fragorosi, come se l’artista agisse in uno stato ipnotico che lo mantiene sempre in una condizione di precario equilibrio tra piena consapevolezza e timore di perdita di controllo della nostra stessa coscienza. Esattamente ciò che si ritrova nella musica di Alberto Nemo, e ne giustifica la notevole carica emotiva e, verrebbe da dire, rappresentativa.”