A 40 anni dalla pubblicazione de “L’indiano” di Fabrizio De Andrè e a 45 da quella di “Automobili” di Lucio Dalla, Sony Music ripubblica per la collana Legacy Vinyl Edition questi due capolavori della musica italiana.
Dall’8 ottobre, i due album saranno disponibili in vinile rimasterizzato, e in edizione limitata, arricchiti da straordinari contenuti editoriali: i preziosi libretti che li accompagnano, corredati di fotografie storiche, raccolgono le testimonianze degli artisti e musicisti che parteciparono alle registrazioni, dei produttori e arrangiatori, degli stessi fotografi, ma anche i ricordi degli amici e dei personaggi dello spettacolo, senza tralasciare le analisi degli album da parte dei giornalisti dell’epoca. Racconti, aneddoti e retroscene che rievocano circostanze lontane nel tempo, ricreando l’atmosfera del momento storico in cui queste composizioni sono state scritte, facendoci rivivere suggestioni di una stagione di grandissima creatività.
L’album “Fabrizio De Andrè” meglio conosciuto come “L’indiano” per l’immagine riprodotta in copertina, è stato pubblicato per la prima volta nel 1981, e contiene tra le altre le canzoni, Fiume Sand Creek e Hotel Supramonte. Scritto con Massimo Bubola, è stato il primo album di De André inciso dopo la tragica esperienza del sequestro. Le testimonianze raccolte nel libretto che accompagna il vinile, sottolineano non solo il momento artistico di Faber, ma soprattutto la sua intenzione di raccontare una storia con la linea del concept album, la forza della musica e le intenzioni di unire spazi lontanissimi nella geografia ma vicinissimi nella loro doglianza umana. Come scrive Giovanna Marini: “Si può immaginare che indiani d’America e sardi si esprimano nello stesso modo? No, da un punto di vista antropologico, storico. Sicuramente però potevano avere in comune una sorta di nostalgia dei timbri, un richiamo alla terra, perduta o ritrovata, un modo per chiamare a raccolta gli altri che non è contemporaneo, affonda nelle tradizioni”. Un disco che il tempo non ha scalfito, ma che ha arricchito di contorni, dal momento che i popoli che soffrono, che rischiano di scomparire, i diseredati e in generale i poveri, come dice Dori Ghezzi “non sono la minoranza ma la maggioranza dell’umanità”. E a fianco al ricordo di Dori, troviamo le testimonianze di Alessandro Colombini che lo ha prodotto e di Oscar Prudente che ne ha curato gli arrangiamenti, i racconti di Mark Harris e un approfondimento di Antonio Vivaldi.
“Automobili” pubblicato nel 1976, è il sesto album di Lucio Dalla e rappresentò un punto di svolta fondamentale nella sua storia musicale. È anche l’ultimo dei tre capolavori i cui testi sono scritti a quattro mani con il poeta Roberto Roversi. Nuvolari è uno dei brani più popolari di Dalla e tutto l’album racconta una realtà estremamente contestualizzata del periodo in cui è stato realizzato. La storia di questo disco è spiegata attraverso il rapporto tra Dalla e Roversi, la loro vicenda artistica ed umana, articolata e complessa, fatta di sogni, ambizioni altissime, spirito visionario, compromessi storici e sentimenti traditi. Nel libretto che accompagna il vinile viene analizzato ed approfondito il loro rapporto, dal primo incontro fino alla riconciliazione. Anche Antonio Bagnoli, nipote di Roversi, rivela molti retroscena del diverbio nato tra i due, in seguito alla decisione di RCA di tagliare dall’album i brani più politicamente schierati, fatto che portò alla rottura della loro relazione e all’allontanamento.
Legacy Vinyl Edition è una collana ideata per il pubblico di appassionati che, in questa occasione, vuole anche contribuire alla riscoperta del nostro grande patrimonio artistico, soprattutto da parte dei giovani, sempre di più incuriositi e spinti ad approfondire le nostre radici culturali.
Il vinile è parte della storia della cultura del Novecento e sta vivendo una nuova stagione di successo, dopo un tramonto negli anni 80 dovuto alla sua sostituzione, da parte dell’industria discografica, con il compact disc, in formato digitale. A contribuire a questo ritorno in auge c’è probabilmente un ritrovato modo di ascoltare musica, il vero piacere dell’ascolto, un certo bisogno di ritualità a cui è legata il vinile e che passa anche da un riappropriarsi del tempo, riassaporando i ritmi lenti, complice il lockdown, per un ritorno alla fruizione della musica non più come sottofondo. Un’esperienza di ascolto che ci trasporta in un’altra dimensione, un ritorno all’amore per un certo tipo di suono e di atmosfere, in contrapposizione all’idea di una musica “mordi e fuggi”, tipica dell’ascolto in digitale.