Una performance che arriva con la forza dirompente dell’urgenza del messaggio,”Ninna nanna di tutti li matri”, è un progetto di canto partecipato scritto e diretto da Serena Ganci, musicista e cantante palermitana, che ha coinvolto un coro spontaneo di 30 donne.
Un urlo collettivo, un coro politico, tante donne una sola voce.
Un canto che vuole risvegliare le coscienze, provando a risanare ciò che ogni giorno viene distrutto dalla non curanza. Un grande atto di protesta non violenta, un flash mob culturale che si fa permanente, per potere immaginare un avvenire migliore per le generazioni future.
Un flash mob simbolico dedicato alla madre che qualche settimana fa ha perso il suo bambino per soffocamento dopo essersi addormentata stremata dal lungo travaglio.
“Ninna nanna di tutti li matri non è solo una performance – racconta Serena Ganci – ma è la voce di tutti noi, un inno per tutte le mamme, imperfette come ogni essere umano, per i figli e le figlie di nessuno, contro una discriminazione di genere che ancora permane nelle nostre istituzioni, nei luoghi di cura e nella società.
Il brano è stato composto da Serena Ganci. Una ninna nanna dedicata a tutte le madri del mondo con le loro complessità e fragilità. Parole e suoni che si collocano al di fuori dei luoghi comuni con cui si narra ancora una maternità stereotipata. La performance delle 30 musiciste vuole essere anche un modo per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica sul supporto adeguato da dare alle mamme nella cura e gestioni dei figli appena nati.
“Ninna Nanna di tutti li matri” è un urlo, un pianto, un messaggio sociale e politico – continua l’artista – È un inno per tutte le mamme, per le loro imperfezioni, un inno per gli ultimi della terra, per i dimenticati, per i figli di nessuno. Il canto vuole essere un gesto di denuncia ma anche di speranza. Una sorta di preghiera collettiva nel senso più profondo del rito fuori da ogni credo. Sono convinta che l’arte sia sempre il luogo giusto dove svegliare la collettività, il luogo giusto per risanare ciò che è stato distrutto, il luogo giusto per poter credere in un futuro migliore per i nostri figli.”