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(s)Nodi – festival di musiche inconsuete

È stata presentata stamane, presso il Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna, la nuova edizione di (s)Nodi – festival di musiche inconsuete, in programma dal 28 luglio al 15 settembre 2020, dedicato a tutti coloro che restano in città e vogliono vivere l’estate ascoltando musica dal vivo.

Dopo la lunga quarantena imposta dall’emergenza sanitaria finalmente il museo ha riaperto al suo pubblico e può riproporre, nel rispetto delle misure di sicurezza anti Covid-19, i suoi appuntamenti estivi con la musica DOC ogni martedì sera alle ore 21.00.
Nella difficoltà di spostarsi da un paese all’altro (s)Nodi offre l’opportunità di compiere un giro musicale intorno al mondo compiendo otto viaggi sonori per esplorare le affascinanti contaminazioni tra culture lontane e per scoprire le tradizioni legate all’uso e al suono degli strumenti.

Si debutta il 28 luglio con MACK in un vortice di hip hop, jazz ed elettronica formato da tastiere galleggianti, intense tessiture ritmiche e rap. Il progetto nasce da un’idea di due grandi talenti del jazz italiano contemporaneo: il batterista forlivese Marco Frattini e il pianista mantovano Federico Squassabia. Il risultato è un ipnotico mix di hip hop strumentale, avant-jazz, neo-soul ed elettronica attraversato dalla voce di AVEX.
Il 4 agosto si parte per l’assolata Sicilia con Unavantaluna – Cumpagnia di Musica Sixiliana, ensemble di musicisti uniti dalle comuni origini e dalla passione per le arti e le tradizioni popolari della loro terra. Canzoni in siciliano e voci possenti, strumenti musicali arcaici, zampogne e tamburi, storie millenarie, arrangiamenti e nuove sonorità con l’intento di unire il passato con il presente attraverso la ricerca di un possibile equilibrio fra tradizione ed innovazione musicale.
L’11 agosto si va alla scoperta di un’altra isola, la Sardegna, con il progetto Yule de sonos – solstizio di suoni – che trae la sua origine dai suoni della terra sarda con un programma originale che intreccia tradizione e innovazione, unione tra passato e presente in una tessitura che guarda con rispetto alle memorie più antiche dell’isola. Il repertorio del gruppo attinge dai balli più tradizionali della Sardegna, che si contaminano, si congiungono, si fondono assieme ad altre sonorità mediterranee, ad influssi derivanti dalla world music, fino a giungere ad alcune sperimentazioni elettroniche.
Il 18 agosto con il Big Babel ensemble si parte invece per un viaggio suggestivo attraverso luoghi ed epoche diverse, ad evocare immagini e profumi lontani in un’avventura sonora ideale che dall’Europa porta all’Estremo Oriente, seguendo gli itinerari dei mercanti lungo la leggendaria Via della seta.
(s)Nodi continua la sua rotta verso il Mediterraneo il 25 agosto con Domo Emigrantes in un itinerario cantato e suonato attraverso le tradizioni musicali del Sud Italia con brani della tradizione siciliana, salentina e partenopea, intrecciati con sonorità e ritmi della tradizione di tutto il bacino del Mediterraneo.
Dai suoni del Mediterraneo al blues afroamericano l’1 settembre con BagaMojo. Il progetto del trio è definito dal nome stesso, unione tra Baga, città della Tanzania da cui partivano gli schiavi per il Nord Africa, e Mojo, la magica pozione che i vecchi bluesman afroamericani ereditavano dalla medicina tradizionale yoruba. Allo stesso modo, dall’incontro tra due talentuosi bluesman con uno straordinario percussionista senegalese nasce questo concerto che aggancia la tradizione blues/downhome USA a sonorità africane e l’onda trance degli strumenti arcaici a quella dei loop delle pedaliere elettroniche.
L’8 settembre Motus Lævus presentano il loro nuovo progetto Y, lettera fenicia che rappresenta l’incognita, una coordinata, in molte culture è la lettera del rito, dell’iniziazione, metafora dai mille significati. In Motus Laevus coesistono infatti suoni e linguaggi musicali di strumenti antichi e moderni, acustici ed elettrici, brani originali e tradizionali, in un melting pot dove la musica world si avvicina al jazz contemporaneo, canti sloveni e cultura europea si fondono con danze nordafricane e orientali, composizioni dell’est vengono miscelate a scale mediorientali greco turche. In questo Motus tutto si evolve e si trasforma ad ogni esecuzione del gruppo.
La rassegna si conclude il 15 settembre con Enrico Farnedi Duo e la musica della Grande Depressione. Gli anni successivi al crollo di Wall Street del 1929 furono durissimi per l’America e per il mondo, ma videro un’esplosione straordinariamente vitale di musica: attraverso la radio, i 78 giri, il cinema, i juke-joint, i teatri e i locali da ballo, generi musicali come jazz, blues, country, gospel e pop divennero la colonna sonora di una nazione che cercava di rialzare la testa.  
Tutto questo è (s)Nodi

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