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Conte minaccia di non firmare l’accordo da 540 miliardi se l’Europa non ascolterà Vito Crimi

Giuseppe Conte è un maldestro giocatore di poker e potenzialmente un serio pericolo per il nostro paese, almeno quanto Matteo Salvini e Giorgia Meloni visto che quei due non contano niente e lui presiede il Consiglio dei ministri. Lasciamo da parte, per un attimo, la quotidiana sceneggiata sulla conferenza stampa annunciata per le ore 14 e poi scomparsa per cinque ore. Sospendiamo, per rispetto di Vittorio Colao, un manager di valore nominato presidente della task force, il giudizio sull’ennesima struttura straordinaria che comincerà a studiare soltanto adesso, dopo un mese di quarantena, le modalità per la ripartenza dell’Italia a maggio o chissà quando e che si dovrà coordinare con il comitato tecnico-scientifico, con la Protezione civile e con il super commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, per non parlare poi dei commissari straordinari regionali come Bertolaso in Lombardia, Lo Palco in Puglia, Crisanti in Veneto. 

Andiamo al dunque: ai soldi europei che servono al nostro paese, e non solo al nostro, per non chiudere i battenti per sempre; e al pericolo che ci sta facendo correre. Durante la conferenza stampa di ieri, al minuto 19 e 41 secondi, il presidente del Consiglio ha detto che l’accordo raggiunto l’altroieri all’Eurogruppo, salutato con grande entusiasmo dal ministro del Tesoro Roberto Gualtieri e dal commissario europeo Paolo Gentiloni, se rimarrà così com’è non lo firmerà quando gli sarà sottoposto al Consiglio europeo della seconda metà di aprile. 

Conte vuole gli eurobond, i coronabond o il recovery fund, a seconda di come li si voglia chiamare, un impegno mutualistico europeo che l’accordo dell’Eurogruppo ha reso possibile grazie all’impegno politico dell’Italia e della Francia in particolare, ma ancora di là da venire. 

È possibile che lo strumento dei bond europei sia il più adatto per affrontare la crisi epocale da pandemia, ma la posizione di chiusura di Conte a ogni tipo di accordo senza eurobond è totalmente insensata e anche pericolosa, o banalmente una bugia non per ottenere qualcosa in più a Bruxelles, ma da spendere sul mercato interno della politichetta italiana.

Mentre gli stolti guardavano il dito della polemica con Salvini e Meloni, uno dei rari momenti di verità della conferenza stampa, Conte annunciava che non firmerà l’accordo siglato dall’Eurogruppo se nel testo finale non ci saranno strumenti adeguati come l’eurobond. Per capirci, se l’Italia dirà no all’accordo raggiunto dall’Eurogruppo, un accordo da 540 miliardi di euro, non di noccioline, al nostro paese non arriverà la quota parte dei cento miliardi stanziati per la cassa integrazione europea (Sure), dei duecento miliardi della Banca europea degli investimenti (Bei) e dei duecentoquaranta miliardi del Meccanismo europeo di stabilità (Mes). 

Il no di Conte costerebbe all’Italia tra gli ottanta e i cento miliardi che gli organismi europei, con il beneplacito dei 27 paesi membri, ci presterebbero a tasso vicino allo zero e senza alcuna condizionalità, cioè senza alcuna richiesta di riforme strutturali o di politiche di austerità, se non quella di usare i 35 miliardi della quota che ci metterebbe a disposizione il Mes per ripianare il sistema sanitario italiano. 

Il no di Conte, peraltro, negherebbe l’accesso ai fondi anche agli altri paesi dell’Unione: ve li immaginate Conte e Casalino, guidati da Vito Crimi, che bloccano i soldi a tutti i paesi europei? 

Il presidente del Consiglio fa bene a battersi con passione per i bond, se li ritiene fondamentali per la ricostruzione, ma è evidente che stia giocando una partita tutta domestica contro Matteo Salvini, Giorgia Meloni e quel gigante del pensiero che risponde al nome di Vito Crimi. Se al Consiglio europeo Conte otterrà i bond avrà ottenuto un successo, ma se non li otterrà state certi che controfirmerà alla grande il pacchetto da 540 miliardi che il suo ministro Gualtieri e ogni persona di buon senso l’altro ieri sera hanno salutato come un grande risultato per noi e per l’Europa. 

Conte ha anche detto che lo sforzo europeo dovrebbe essere maggiore, adeguato alla sfida che stiamo vivendo, e che quindi servono oltre mille miliardi per riparare i danni causati dal virus al nostro continente. Ma con la sua retorica guardinga sull’Europa, sempre per timore di regalare il sentimento antieuropeo ai suoi avversari sovranisti e ai suoi dante causa grillini, si è dimenticato di trasmettere agli italiani che se ai 540 miliardi dell’Eurogruppo, prestati a tassi vicino allo zero e che lui così come sono fa finta di non volere, si aggiungono i 240 miliardi all’anno di acquisto di titoli di Stato decisi dalla Banca centrale europea, poi diventati 360, e i 750 del Pandemic emergency purchase programme sempre della Banca centrale, siamo a 1650 miliardi di euro messi in campo dalle istituzioni europee per affrontare le conseguenze della pandemia. Basta bugie, grazie.

Conte minaccia di non firmare l’accordo da 540 miliardi se l’Europa non ascolterà Vito Crimi

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