Al termine delle consultazioni di oggi al Quirinale, nulla di fatto. Se non che sia Salvini sia Di Maio hanno espresso entrambi un’indicazione chiara a Mattarella: subito un incarico, ma non con governo tecnico, oppure si torni alle urne in estate
Roma – Alla fine del terzo giro di consultazioni, un’indicazione chiara sul destino del governo del nostro Paese c’è: la coalizione che ha vinto l’elezioni, quella del centro destra, e il primo partito, il movimento 5 stelle, hanno chiesto entrambi al capo dello Stato di formare al più presto un governo politico. In alternativa, si vada a votare con questa legge elettorale il prima possibile, ovvero l’8 luglio.
Dopo l’incontro con Mattarella, a Montecitorio si è infatti svolto un colloquio tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Tutti e due, alla fine del faccia a faccia, hanno parlato dell’8 luglio come opzione per andare alle urne in caso di impossibilità di un governo politico.
“Sto provando fino all’ultimo a dare un governo al Paese, ascoltando tutti: se ci riesco sono felice, altrimenti l’unica opzione è tornare al voto per chiedere fiducia direttamente agli italiani” dice Salvini. Che aggiunge: “Penso che la data dell’8 luglio sia quella più vicina efficace, netta per dare un governo“. Stessa linea per Di Maio: “Senza un governo politico possibile, data per votare è l’8 luglio” ribadisce il leader 5S che sottolinea: “Da oggi siamo in campagna elettorale, il 40% è a portata“.
“Oggi più che mai – dice il pentastellato in un video su Facebook, a stretto giro dopo l’incontro con Salvini – è chiaro che per fare un governo del cambiamento non ero io il problema, non era l’impuntatura su Di Maio premier. Ieri ho detto chiaramente una cosa che la Lega sapeva da settimane: che io ero a disposizione per trovare un presidente del Consiglio insieme, per fare un governo del cambiamento M5S-Lega“.
“Ora deciderà il presidente: per noi si può andare a votare subito – la prima data utile può essere l’8 luglio – e noi da oggi siamo in campagna elettorale per smascherare le bugie e il cinismo di questi due mesi. Sono sicuro che stavolta gli italiani ci daranno un segnale fortissimo per farci governare da soli” prosegue Di Maio. “Dopotutto eravamo al 29 e siamo arrivati al 33, adesso ci danno al 35; dunque il 40 è a portata di mano: andiamo a governare da soli. Noi ce l’abbiamo messa tutta per dare un governo al Paese, adesso la parola deve tornare a voi“.
Di Maio ribadisce poi i punti snocciolati post consultazioni, ovvero reddito di cittadinanza, stop legge Fornero e legge anti-corruzione, “Ovviamente con tanti altri temi come il taglio della tasse. Su questo abbiamo lanciato l’ultima proposta” ma “oggi, ancora una volta, il centrodestra si è presentato unito”al Colle per chiedere un mandato per andare in Parlamento a cercare voti. Cioè rispetto a un governo del cambiamento, Salvini ha scelto ancora una volta Berlusconi. Soprattutto oggi – continua Di Maio – quello che ha chiesto al Quirinale, da quello che possiamo dedurre, è evidentemente un governo di voltagabbana, un governo della compravendita dei parlamentari, un governo dei traditori del mandato politico nella migliore delle ipotesi“.
Da parte della Lega, dopo l’incontro, Salvini sottolinea come “governi tecnici alla Monti non sono possibili“. Inoltre, a chi gli fa notare come il Partito democratico non sia disposto a sostenere un governo guidato dal segretario leghista, dice: “I voti del Pd non li ho mai chiesti né li voglio“.
“Come promesso – dice ancora il leader leghista – fino all’ultimo lavorerò come Lega e personalmente per dare un governo a questo Paese, perché si è perso troppo tempo. E quindi fino all’ultimo proverò a far cadere i veti che ancora ci sono degli uni contro gli altri. Se rimanessero i veti degli uni contro gli altri, l’unica è chiedere fiducia totale non al Parlamento ma agli italiani e la data più vicina possibile per perdere meno tempo è quella di domenica 8 luglio“.
“Dobbiamo evitare che gli italiani perdano mesi di tempo, sentendo parlare magari solo di legge elettorale” prosegue Salvini, parlando della necessità di votare presto. “Noi ci siamo e fino all’ultima ora mi spendo perché ci sia incarico e io possa passare dalle parole ai fatti”, sottolinea il leader della Lega. “Ma se tutti gli altri rimarranno fermi sui loro no, sulle loro posizioni, l’unica via è tornare dagli italiani“.