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A Roma Global Health Summit, “insieme contro Covid”

Sedici principi da seguire per non ripetere gli errori fatti nell’inverno del 2020. Sedici binari con cui costruire una sanità più equa. La Dichiarazione di Roma che, a Villa Pamphili, concluderà il Global Health Summit è un vademecum ambizioso, al quale Paesi del G20, Ue e organizzazioni internazionali sono arrivate dopo un lungo lavoro diplomatico. E la Dichiarazione potrebbe costruire “un prima e un dopo” nell’approccio che i principali Stati del mondo avranno nella lotta alle pandemie. La firma suggellerà un vertice fortemente voluto dalla presidenza italiana del G20 e dalla commissione Ue, che vedrà partecipare, in videocall, i principali leader del pianeta. Il premier Mario Draghi, assieme alla presidente della commissione Ursula von Der Leyen apriranno e chiuderanno il summit, al quale parteciperanno “in presenza” Il tradizionale rischio che si nasconde nelle Dichiarazioni che concludono vertici di questo tipo è l’evanescenza degli impegni. Ma, fonti europee, alla vigilia del summit, assicurano che la “dichiarazione di Roma sarà una dimostrazione tangibile di come i leader possano riunirsi per fare qualcosa di concreto”.

Si tratta, rimarcano le fonti, della “celebrazione del multilateralismo per la sanità”, con pilastri come solidarietà, uguaglianza, persona al centro della lotta alla pandemia, buon governo. Obiettivo del vertice, che anticipa il G20 di quest’autunno a Roma, “sarà discutere di come evitare che nuove crisi sanitarie possano avere effetti drammatici in termini di vite umane, in termini economici e sociali. I sacrifici che abbiamo fatto non devono restare vani”, spiegano fonti diplomatiche italiane.

I negoziati messi in campo dagli sherpa italiano ed europeo sono stati complessi. Basti pensare che il G20 riunisce leader come Joe Biden, Vladimir Putin, Xi Jinping o Angela Merkel.

Sulla sospensione dei brevetti – proposta lanciata dal presidente americano e ancora un po’ divisiva in Europa – ad esempio la Dichiarazione è frutto di un compromesso, peraltro ancora non del tutto definito. Da un lato, spiegano fonti vicine al dossier, viene sottolineata l’importanza della proprietà intellettuale, anche sui vaccini anti-Covid. Dall’altro c’è l’impegno a operare nel quadro degli accordo Trips del lontano 1994, che prevede alcune deroghe ai diritti di proprietà intellettuale come la cosiddetta licenza obbligatoria dai Paesi innovatori a quelli imitatori in modo da consentire la capacità di produzione di un vaccino in quest’ultimi. Si tratta, in ogni caso, di una moratoria temporanea, alla quale si affianca la possibilità della cessione volontaria di know-how e tecnologia.

E’ prevista inoltre l’annuncio di un’iniziativa Ue a sostegno della capacità produttiva in Africa. All’indomani del sì di Bruxelles al Digital Green Pass avrà poco spazio, invece, il tema del riconoscimento del certificato vaccinale nel mondo: fonti vicine al dossier spiegano infatti che, al momento, permane il nodo dell’interoperabilità dei vaccini effettuati tra aree geograficamente (giuridicamente) lontanissime.

Ma Roma, sul tavolo, ci sarà comunque “una straordinaria opportunità” nella strategia multilaterale contro le pandemie e nel segno del principio One Health, che lega essere umani, animali e ecosistema nel concetto di salute globale. Al summit parteciperanno esponenti della società civile come Bill Gates o il movimento Global Citizen. Ci saranno inoltre il portavoce del Cts e il numero uno dell’Oms Tedros Ghebreyesus. “Sarà – spiegano fonti italiane – una riflessione collettiva sulle lezioni del Covid”.

Fonte Ansa.it

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