Il nuovo fronte, l’ennesimo, che divide il governo giallo verde, e che si apre a quattro giorni dalle elezioni europee, che potrebbero ridefinire gli equilibri politici al’interno della maggioranza, è quello dell’abuso d’ufficio. Salvini ne propone l’abolizione. Di Maio chiude.
Favorevole a una revisione il presidente dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone. «Sono assolutamente contrario all’abolizione» del reato, ha affermato, «ma credo che sia opportuno che ci sia uno spazio per pensare una modifica: c’è una quantità enorme di provvedimenti che non arrivano a condanna, che non arrivano a sentenza per cui è evidente che qualcosa nella norma non funziona, ma una norma che punisca gli atti evidenti di favore è necessaria». Stando ad analisi interne svolte dalla Procura di Roma, si è accertato che la maggior parte dei processi per abuso d’ufficio finisce in molti casi in archiviazione.
Corte conti: dal 2008 sono 150 sentenze
Da giugno 2008 ad aprile 2019 nella banca dati online della Corte dei conti risultano 150 sentenze di responsabilità per il reato di abuso d’ufficio, spesso associato ad altre fattispecie (truffa, falso ideologico, violenza e falsità in atti).
Salvini: «Voglio scommettere sula buona fede degli italiani». Stop di Di Maio
A lanciare il sasso, ancora una volta, il leader della Lega Matteo Salvini. Alla base della proposta del vicepremier di cancellare il reato di abuso d’ufficio, stando alle indicazioni che lui stesso ha fornito in occasione di un intervento alla trasmissione Porta a Porta, la necessità di tutelare i sindaci. «Non posso bloccare 8000 sindaci per la paura che uno possa essere indagato – ha spiegato Salvini -. Ci sono sindaci che non firmano niente per paura di essere indagati». Pronta la replica di Di Maio: «Qualcuno vuole abolire il reato di abuso d’ufficio ma io non voglio tornare indietro ai podestà che facevano quello che volevano. Chi vuole farlo troverà in noi un muro».
In un successivo intervento, questa volta a Radio Anch’Io, il segretario federale della Lega ha sottolineato che dietro a questa mossa c’è l’esigenza di «togliere burocrazia, togliere vincoli, fare, liberare. Se per paura che qualcuno rubi blocchiamo tutto e allora mettiamo il cartello affittasi ai confini dell’Italia e ci offriamo alla prima multinazionale cinese che arriva. Se uno ruba e lo becco, lo metto in galera e se ruba da pubblico ufficiale si prende il doppio della pena ma non possiamo per presunzione di colpevolezza bloccare tutto».
Insomma, il leghista vuole «scommettere sulla buona fede degli italiani, degli imprenditori, degli artigiani, dei sindaci. Abbiamo una burocrazia e una paura di firmare atti, aprire cantieri e sistemare scuole, ospedali. Assolutamente». I Cinque Stelle respingono la proposta al mittente. «Come si fa – si è chiesto Di Maio – a dire che si vuole dare battaglia alla mafia e alla camorra con un decreto e poi subito dopo incitare all’abolizione del reato di abuso d’ufficio? Dov’é la logica?».
Che cosa prevede il reato di abuso d’ufficio
L’abuso d’ufficio è un reato particolarmente difficile da dimostrare, qualora non celi un più grave fatto di corruzione o concussione. L’illecito è disciplinato dall’articolo 323 del codice penale che ormai da tempo numerose procure della Repubblica tendono a non applicare per l’oggettiva difficoltà di dimostrarlo nel corso del processo.
La maggior parte dei processi finisce in archiviazione
Stando ad analisi interne svolte dalla Procura di Roma, si è accertato che la maggior parte dei processi per abuso d’ufficio finisce in molti casi in archiviazione. Ma vediamo cosa prevede l’articolo del codice penale che tratta questo reato. «Salvo che il fatto non costituisca un più grave reato, il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio, che nello svolgimento delle sue funzioni o del suo servizio, in violazione di norme di legge o di regolamento, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto è punito con la reclusione da uno a quattro anni». Il reato, dunque, sanziona il pubblico ufficiale che compie un atto in favore – nella maggior parte dei casi – di terze persone. Un illecito particolarmente difficile da dimostrare, qualora non sia individuabile traccia di un passaggio di denaro, dunque di una corruzione o una concussione.
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