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Alessandro Pagano, il leghista siciliano ultracattolico che ha definito «neo-terrorista» Silvia Romano

il personaggio

Un passato con Forza Italia, aderì a Ncd ma abbandonò il partito di Alfano quando votò a favore delle unioni civili. Difese Salvini dalle critiche dei sacerdoti per l’uso del rosario: «Politico innovatore e coraggioso»

di Riccardo Ferrazza

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Un passato con Forza Italia, aderì a Ncd ma abbandonò il partito di Alfano quando votò a favore delle unioni civili. Difese Salvini dalle critiche dei sacerdoti per l’uso del rosario: «Politico innovatore e coraggioso»

13 maggio 2020


2′ di lettura

Alessandro Saro Alfonso Pagano da San Cataldo (Caltanissetta), 61 anni, è un commercialista siciliano prestato alla politica da un quarto di secolo. Prima come deputato e assessore regionale, poi come parlamentare eletto per tre volte alla Camera. Dalla cui aula ha definito «neo-terrorista» Silvia Romano, la cooperante liberata dopo 535 giorni di prigionia tra Kenya e Somalia e che ha dichiarato di essersi convertita all’islam.

Cattolico iscritto ad Alleanza cattolica, schierato contro il diritto al suicidio assistito, il divorzio breve, la maternità surrogata. In passato uno dei suoi obiettivi era stata Laura Boldrini: «Non vuole i crocifissi a scuola. Non c’è da stupirsi, lei avrebbe preferito la distribuzione del Corano». «Una bufala» replicò l’ex presidente della Camera.

Quando Nichi Vendola divenne padre di un bambino nato in California con maternità surrogata Pagano accolse così la notizia: «Un nuovo orfano oggi è stato fatto nascere comprando a peso d’oro ovuli e corpi da
un’agenzia che ha sfruttato due donne povere per soddisfare i capricci di due uomini. Le femministe non hanno nulla da dire?».

Ha cominciato con Forza Italia, poi diventata Popolo delle libertà: seguì Angelino Alfano nell’avventura di Ncd ma abbandonò l’ex pupillo di Silvio Berlusconi quando, ai tempi del governo Renzi, diede ordine di votare la legge sulle unioni civili. Seguì l’approdo alla Lega, frutto anche di un approccio sul tema migranti più in linea con Matteo Salvini che con papa Francesco. Già nel 2011, intervistato dal quotidiano leghista La Padania, sui richiedenti asilo che approdavano in Sicilia dalle coste tunisine si esprimeva così: «Molti vengono per lavorare, tanti per delinquere… La nostra sicurezza, la nostra identità dell’intera nazione sono in pericolo».

La folgorazione per il leader leghista lo ha portato a difendere l’ex ministro dell’Interno anche dalle critiche che venivano dalla Chiesa per l’uso disinvolto di simboli cristiani: «Stupisce leggere di sacerdoti che anziché gioire nel vedere politici innovatori e coraggiosi, come Matteo Salvini, che professano la fede in Cristo Gesù senza timore con il rosario in mano, lo criticano o comunque sono diffidenti».

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