Connesso al tema dei rifiuti, c’è quello dei roghi tossici che tocca, ancora una volta, la sfera dell’inquinamento atmosferico.
Sulla questione dei roghi, i temi che si intrecciano sono diversi. Il primo è quello del controllo del territorio: l’incendio è un elemento di fragilità del sistema che espone il cittadino a respirare gli esiti dell’incendio stesso, a cominciare dalla diossina. Il modello che abbiamo costruito in Campania per combattere la Terra dei Fuochi sta funzionando. Il che non vuol dire che abbiamo roghi zero, ma abbiamo trend di miglioramento che ovviamente va monitorato di volta in volta. Abbiamo un sistema di controllo fondato sulla sinergia tra Asl, Arpa ed esercito. Sembrerà strano, ma finora ognuno esercitava la sua competenza senza sapere gli altri cosa facessero.
Potrebbe bastare replicare questo modello anche altrove?
Sì, ma non solo. A fine mese presenterò un mio disegno di legge, che ho ribattezzato «Terra mia», che è una misura repressiva e preventiva. Repressiva perché va oltre la legge sugli eco-delitti, quella del 2016. Preme sul daspo ambientale, declina meglio la tipologia di incendio di rifiuto. In altre parole, colpisce nel merito gli eco-criminali.
E preventiva perché?
Le faccio l’esempio del fattore di pressione ambientale. Quando qualcuno vorrà aprire un’azienda dovrà misurarsi con l’indice di pressione ambientale di quel dato territorio: se tale indice è già oltre la soglia di salvaguardia, in quel territorio non si potrà aprire quell’azienda.
Non ci nascondiamo dietro un dito, però: il tema ambientale è terreno di scontro all’interno della maggioranza. I malumori leghisti sono evidenti…
Ma guardi: quelle sono solo tossine elettorali. Le faccio un esempio: proprio la scorsa settimana sono stati presentati due emendamenti allo Sblocca-cantieri sull’end of waste, uno della Lega e uno dei Cinque stelle. Questo per dire che le due compagini di governo sull’end of waste hanno trovato la quadra.
Non si può dire lo stesso sulle trivellazioni…
Guardi, io le dico quello che ho fatto io: ho emesso una direttiva alla Commissione Via-Vas del ministero per fare in modo, al di là della moratoria, non che in assoluto non si debba trivellare, ma che si dica quanto dura un’estrazione, in che modo la detta azienda intende poi ripristinare l’area al termine della concessione e i rifiuti delle acque di strato che fine fanno. Credo che il cittadino abbia diritto a sapere queste cose. Solo quanto l’azienda ha dato tutte queste garanzie e le ha date in maniera robusta, si può ragionare sull’autorizzazione.
Tutto chiaro. Il difficile è convincere Salvini: la scorsa settimana ha avuto delle riserve nei suoi confronti.
Guardi, io non voglio avere ragione per forza. Anche perché a Napoli la ragione è dei fessi… Io voglio aprire il dialogo e ragionare. La mia non è una battaglia ideologica. Io sono un ministro della Repubblica. Non esiste un ministro di un colore politico.
Vale anche per gli altri ministri?
Io vado per la mia strada.
https://www.linkiesta.it/it/article/2019/06/05/sergio-costa-ministro-ambiente-intervista-sanzioni-ue/42396/