A Palazzo Madama arrivano due senatori in più per la maggioranza
(Ansa)
La nota positiva è che per ore i principali esponenti del Governo sono tornati a lavorare fianco a fianco. Quella negativa è che la contrapposizione tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio non accenna a diminuire. Nel giorno in cui l’Istat certifica la crescita zero del Paese e a poche ore dal Consiglio dei ministri sulla riforma della giustizia, i due vicepremier si sono lanciati di nuovo in un botta e risposta al calor bianco. Con Salvini che in diretta Facebook boccia la proposta del Guardasigilli Alfonso Bonafede («Non c’è, è acqua») e Di Maio che invece la definisce «epocale».
Ma non è soltanto sulla giustizia che duellano i leader dei due partiti di maggioranza. La capigruppo del Senato ha fissato il calendario per la prossima settimana: lunedì arriverà in Aula il decreto sicurezza bis e il giorno dopo le mozioni sulla Tav. Sul Dl il Governo chiederà molto probabilmente la fiducia. I fari sono accesi sui possibili dissensi nel M5S, che però dovrebbero rimanere contenuti (si parla di cinque senatori al massimo). Un aiuto giungerà dai due nuovi acquisti della maggioranza: l’assemblea di Palazzo Madama, tra le proteste delle opposizioni che hanno ottenuto l’invio del dossier alla Consulta, ha approvato per il M5S l’attribuzione del seggio vacante in Sicilia alla prima dei non eletti in Umbria, Emma Pavanelli. E la Lega ha ottenuto il suo 59esimo senatore: al posto del dem Edoardo Patriarca, la cui elezione in Emilia è stata annullata, è entrato il leghista Stefano Corti.
La maggioranza resta comunque sul filo: Lega e M5S possono contare su uno scarto di appena cinque voti. Di Maio però è convinto che il gruppo terrà. E in casa Lega non c’è allarmismo. Anche perché se venisse a mancare la maggioranza il Governo sarebbe finito.
Pure la partita Tav è avviata a una conclusione senza impatto sulla tenuta dell’Esecutivo. I Cinque Stelle voteranno da soli la loro mozione che impegna il Parlamento a fermare l’opera. Il Carroccio non la sosterrà. E probabilmente non voterà neppure quelle pro Tav di Pd e Forza Italia. Le opposizioni comunque saranno in Aula al momento del voto sulla mozione M5S. Di Maio stigmatizza la decisione della Lega e accusa Salvini di essere tornato sui suoi passi, alleandosi con i «partitoni» e facendo «un regalo a Macron».
Schermaglie che però non si sono finora tradotte in un redde rationem definitivo. E a confermarlo c’è la lunga trattativa in Consiglio dei ministri sulla giustizia, che ha visto ancora una volta Giuseppe Conte nel ruolo di mediatore. Prima che iniziasse il Cdm, il premier ha voluto riunire i suoi due vice. Un vertice politico dal quale ha ricavato la convinzione che una prosecuzione del Governo gialloverde non era, al momento, messa in discussione dai due leader.
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