“Se vedete ciò che vediamo noi, se la pensate come la pensiamo noi e se siete alla ricerca di come lo siamo noi, vi chiediamo di mettervi al nostro fianco e di non accettare più le menzogne e il bavaglio dello Stato”
(Stampa)
Anonymous Italia, il gruppo di attivisti hacker, ha dato il via lo scorso 29 ottobre a una «settimana nera» di attacchi a portali istituzionali, dalle università alle associazioni degli industriali. L’obiettivo conclusivo della campagna sembra essere il governo Lega-Cinque stelle, bersaglio del video diffuso su YouTube dal gruppo: «In questa settimana cercheremo di porre fine a questo silenzio…se non avete visto niente, se i crimini di questo governo vi rimangono ignoti, vi consigliamo di lasciar passare inosservato il 5 novembre – si legge nel post che accompagna il video – ma se vedete ciò che vediamo noi, se la pensate come la pensiamo noi e se siete alla ricerca di come lo siamo noi, vi chiediamo di mettervi al nostro fianco e di non accettare più le menzogne e il bavaglio dello Stato».
Gli hacker del capitolo italiano di Anonymous si difendono, respingendo l’accusa di essere criminali o terroristi. A quattro giorni da quella che hanno chiamato Operazione 5 Novembre, nella quale hanno pubblicato email e credenziali sottratte a decine di organizzazioni ed enti italiani, i pirati informatici pubblicano un comunicato in risposta a quanti sul web li hanno accusati di essere più dei vandali che dei rivoluzionari.
«Ciò che cerchiamo di fare, mettendo a rischio la nostra libertà ogni giorno, è di ridare i diritti ad un Popolo privato della propria privacy da ormai molto tempo – spiegano nel comunicato – È inaccettabile che istituzioni di stampo nazionale e non, con migliaia di iscritti, non abbiano un minimo di criteri di sicurezza per salvaguardare i dati dei propri utenti». Ma se è vero che decine di organizzazioni dovranno – o avrebbero dovuto – rispondere dell’intrusione inoltrando una notificazione all’ufficio del Garante per la privacy, è altrettanto vero che attualmente i dati di migliaia di cittadini sono disponibili a chiunque. Anche ai truffatori, che grazie a queste liste possono costruire campagne di phishing mirate, per indurre un bersaglio a visitare siti web infetti o scaricare allegati che contengono malware.
E così la minaccia di un’azione politica, paventata il 28 ottobre in un video dove si attacca direttamente il governo, si rivolge contro sistemi e server di realtà che con l’attuale esecutivo hanno poco o niente a che fare. Tra i bersagli di questi giorni il Dipartimento di Fisica e Geologia dell’Università di Perugia e quello di Ingegneria Informatica dell’Università di Roma, ma anche sezioni locali degli ordini dei giornalisti e qualche sindacato. Istituti ai quali sono state sottratte liste di email e password degli utenti – talvolta protette malamente – e che in molti casi sono venuti a conoscenza dell’intrusione solo dopo essere stati avvisati dallo stesso Garante. Con buona pace di chi li accusa di danneggiare infrastrutture che già faticano a gestire i pochi fondi a disposizione: «Conosciamo benissimo la situazione delle università, e forse siamo anche noi studenti che non riescono a pagarsi le rette», precisano.
«Credo che dimostrare che i sistemi non sono sicuri sia il messaggio politico in sé – ha spiegato a La Stampa Giovanni Travaglino, professore di Psicologia Applicata all’Università Cinese di Hong Kong e autore di uno studio dal titolo Supporto ad Anonymous come forma di dissenso vicario: un’analisi nel contesto del banditismo sociale -. Tramite le loro azioni questi gruppi comunicano la loro capacità di vendicarsi del sistema, ridicolizzarlo, rimpicciolirlo». Analisi fondata sul paradigma del banditismo sociale, introdotto per la prima volta da Eric Hobsbawm alla fine degli anni Cinquanta per studiare il ruolo dei fuorilegge nella sua società di riferimento. «Ci si chiede se abbiamo davanti giustizieri o criminali, ma la risposta cambia in base a chi si rivolge la domanda: alcuni gruppi interni al movimento hanno una coscienza politica più pronunciata, altri sembrano più dei troll. Ma anche il sostegno o il biasimo nei loro confronti è variabile: chi è più portato a credere che il sistema sia chiuso al cambiamento e incurante verso i propri bisogni tende a vedere in quegli atti una forma di giustizia poetica. Un atto quasi morale».
Mancano ancora tre giorni alla conclusione dell’Operazione 5 Novembre, ispirata alle vicende dell’anarchico Guy Fawkes, la cui maschera è fin dall’inizio il simbolo di Anonymous. E fino ad allora, fa sapere il collettivo, dovrebbero essere pubblicate nuove liste di dati e email. Che sia vandalismo o rivoluzione.