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Appello per una politica economica omeopatica, almeno è acqua fresca

 

Più oscillococcinum per tutti! Dall’ultimo, acuminato saggio di Roberto Burioni (Omeopatia. Bugie, leggende e verità, Rizzoli) apprendiamo che due secoli fa, quando Samuel Hahnemann concepì la sua teoria (“il simile cura il simile”), la medicina ufficiale ammazzava più gente di quanta ne guarisse. Un caso famoso è quello di George Washington, morto dissanguato per i salassi. A quei tempi la mortalità era maggiore tra i ricchi, che si potevano permettere di pagare un medico, rispetto ai poveri che per forza di cose lasciavano fare alla natura.

Come diceva Beraldo nel Malato immaginario di Molière, “gli uomini muoiono a causa delle cure, e non delle malattie”. Mille volte meglio non curarsi, piuttosto che ricorrere ai rimedi prescritti dai parrucconi in auge. Burioni è tranchant come sempre: “C’era bisogno di medici che non facessero niente. E quando c’è un bisogno, da che mondo e mondo, il mercato finisce per soddisfarlo”.

Di qui la geniale pensata del dottor Hahnemann: somministrare ai malati pillole e gocce con dentro niente. Sostanze diluite centinaia di volte, fino a non contenere più una singola molecola di principio attivo. Dietro quegli esoterici nomi latini, Cuprum metallicum, Nux vomica, Drosera rotundifolia, Formica rufa o Viburnum opulus, in pratica c’è solo acqua e zucchero. Il guaio è che a duecento anni di distanza, nell’era degli antibiotici e della genomica, tantissima gente continua a curarsi in questo modo.

Per nulla scalfita dagli strali di Burioni, l’omeopatia gode di ottima salute. Tanto che dalla medicina si sta allargando ad altri campi dello scibile. Per esempio l’economia. Come spiegava l’Economist della scorsa settimana, in un mondo in tumultuosa trasformazione che obbedisce a regole sempre più “strane”, l’arsenale degli economisti di oggi rischia di assomigliare pericolosamente a quello dei medici del Settecento: una borsa piena di salassi, purghe e impacchi che non curano e anzi a volte uccidono il malato.

Quando la famosa curva di Phillips smette di funzionare, cioè la crescita dei posti di lavoro non fa più salire l’inflazione, banche centrali e governi si ritrovano in mano delle armi spuntate, tanto più in vista di una probabile recessione globale. Figurarsi un governo come quello italiano, schiacciato sotto il peso di un mastodontico debito pubblico.

E allora si chiede aiuto al dottor Hahnemann. Una politica economica ad altissime diluizioni. Poche gocce di Cuneum fiscale per rinsanguare i salari tartassati, qualche granulo di Charta puerorum come antidoto alla denatalità, il Tributum Plasticae in difesa dell’ambiente, una spruzzata di Bonus feriarum prima della pausa estiva, e per chi non usa il contante, il Praemium digitalis pecuniae.

Quanto ai disoccupati, non hanno che da rivolgersi al Nauta Mississippensis, volgarmente detto navigator. Voi mi obietterete che, a differenza della medicina, in economia non esiste l’effetto placebo. Non è che se sono povero, con 30 o 40 euro in più in busta paga a fine mese mi sento di colpo benestante. Ma pensate alle terapie allopatiche che ci ha propinato o anche soltanto minacciato il passato governo, Quota 100, Minibot, Flat Tax, Spread alle stelle. E, al limite, l’uscita dall’euro.

Non è meglio provare con l’omeopatia, anche se è poco più di acqua fresca?

 

 

 

 

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