Il governo fa un primo, piccolo, passo verso l’estensione dell’obbligo di Green pass. “A breve”, annuncia ai ministri il premier Mario Draghi, arriverà un allargamento più ampio, che potrebbe riguardare i lavoratori del pubblico e del privato, con un approccio che sarà probabilmente “graduale”, in più step.
Ma ogni passaggio si annuncia tutt’altro che indolore. In Consiglio dei ministri, infatti, nessuno, neanche dalla Lega, alza il dito per opporsi all’estensione, ma alla Camera i maldipancia e i distinguo leghisti si fanno sentire.
Matteo Salvini, dopo il via libera del governo a una manciata di ordini del giorno del suo partito, dà infatti indicazione di votare sì al primo decreto legge sul Green pass, che ha disciplinato il certificato verde. Il provvedimento viene approvato e passerà adesso al Senato per il via libera definitivo blindato, senza modifiche. Ma lo vota solo un terzo dei deputati leghisti, con un dato che dal partito sminuiscono ma che sembra far emergere una spaccatura interna profonda.
Con il decreto legge approvato dal governo, in una breve riunione del Consiglio dei ministri, il Green pass diventa obbligatorio per tutti coloro che varchino la soglia di una scuola o di una università (con eccezione degli studenti minorenni) e viene esteso ai lavoratori delle Rsa l’obbligo di vaccinazione che oggi già vale per medici e infermieri.
La via è tracciata, come ricorda Draghi al tavolo del Cdm: il Green pass diventerà probabilmente obbligatorio – ma si sta ancora discutendo con sindacati e associazioni imprenditoriali – nella gran parte dei luoghi di lavoro pubblici e privati. Per poi arrivare all’introduzione dell’obbligo vaccinale? Troppo presto per parlarne: tutto dipenderà dalla soglia di somministrazioni (90% della popolazione è l’asticella) che si riuscirà a raggiungere nel prossimo mese.
“Non abbiamo paura di dire che l’obbligo è una opzione in campo”, dichiara il ministro della Salute Roberto Speranza. Una posizione agli antipodi di quella di Salvini, che all’obbligo si oppone strenuamente. Anche se, secondo un sondaggio di Swg, il 70% degli elettori leghisti sarebbero favorevoli e secondo una rilevazione di Eurobarometro gli italiani sono tra i più favorevoli in Europa ai vaccini (77%). “Il governo ascolti la grande maggioranza del Paese che vuole ripartire e estende il Green pass nel pubblico e nel privato”, chiede Enrico Letta.
Il leader della Lega ha ottenuto per ora tempo e un ampliamento del Green pass più graduale del previsto. Ma depone le armi sul decreto legge che ha introdotto l’obbligo del Pass che era all’esame della Camera, contro il quale alcuni leghisti erano scesi anche in piazza. Dopo il colloquio di ieri mattina con Draghi, Salvini avrebbe avuto nuove interlocuzioni con il governo per ottenere il via libera a un pacchetto di sei ordini del giorno, poi approvati in Aula, che impegnano l’esecutivo all’estensione di validità a 72 ore del tampone, al riconoscimento dei test salivari, a indennizzare chi sia danneggiato dal vaccino, a riconoscere le cure monoclonali, a ridurre ancora i costi dei tamponi. Passa a larga maggioranza anche la richiesta di un nuovo stop alle cartelle. E odg come quello del Pd, sostenuto dal ministro Dario Franceschini con una lettera a Draghi, per ampliare la capienza di pubblico a concerti e spettacoli, con obbligo del Green pass.
A Montecitorio le assenze al voto finale sono numerose, in tutti i gruppi parlamentari, con picchi in Fi (27 votanti su 76) ma anche nel Pd (assenti al 48% anche se quasi la metà di questi “in missione”). Ma si fa notare il dato della Lega: solo 45 deputati, su 132, votano sì, con una percentuale di presenti al 34%. “E’ un dato proporzionale a quello degli altri”, minimizza Salvini, che racconta di soffrire i postumi della seconda dose di vaccino, fatta ieri. Dalle fila leghiste trapela insofferenza. C’è malumore tra i “governisti”: poco gradiscono la scelta di Salvini di lasciare la dichiarazione di voto allo scettico Claudio Borghi, che rivendica la scelta di votare con Fdi, “andando oltre la maggioranza”, su alcuni emendamenti. E c’è insofferenza tra i malpancisti del Green pass, che avrebbero voluto almeno un’astensione. Ora lo scontro promette di spostarsi sul secondo decreto Green pass, che ha imposto l’obbligo per la scuola e per i trasporti di lunga percorrenza, che è in commissione alla Camera e che dovrebbe fondersi, attraverso un emendamento, con il dl approvato oggi in Cdm per personale scolastico e Rsa. Già mercoledì i leghisti hanno disertato un voto sul decreto e ora presentano un pacchetto di una trentina di emendamenti sui 265 complessivi. Si assisterà al bis di quanto visto sul primo decreto? Lo temono nel centrosinistra, dove si sarebbero aspettati una censura del governo ai voti leghisti dei giorni scorsi contro la maggioranza.
Draghi dà però segno di voler andare avanti sulla via tracciata. Una cabina di regia potrebbe essere convocata la prossima settimana per decidere sull’estensione del Pass ai lavoratori del pubblico e del privato. “Oggi in Cdm voto unanime: lavoriamo tutti – sottolinea da Fi Mara Carfagna – per evitare che si ripeta il dramma dell’autunno 2020: mai più lockdown, coprifuoco e chiusure”.
Fonte Ansa.it