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Attenzione, Salvini ha esaurito tutte le sue cartucce (forse)

Salvini sta girando a vuoto. È qualcosa di più di una sensazione. Non è certo per la notizia dell’indagine a suo carico per l’abuso dei voli di Stato: vedremo cosa succederà (sono tempi in cui planano sulle scrivanie dei giornali scartoffie giudiziarie di ogni tipo che c’è veramente da prendere tutto con mille molle). No, il punto è politico, come si dice. Non è fantapolitica né un wishful thinking. Mettiamo in fila i fatti.

Stiamo assistendo ad un incredibile inanellarsi di suoi fallimenti tattici. Come un rabdomante in cerca della vena acquifera, Salvini tatticamente sta brancolando nel buio e dà la sensazione di sparare a casaccio le sue cartucce: la Bestia fa quello che può ma se poi l’acqua non c’è, non c’è. Diciamola in breve: è come se la maledizione del Papeete, che pure nei mesi scorsi era parsa rarefarsi fino ad annullarsi con la vittoria in Umbria, ancora avvolgesse la sua iniziativa.

Ultimo in ordine di tempo è stato il fallimento dell’attacco al governo su una cosa totalmente fuori dall’immaginario del Paese come il Mes. Una campagna d’autunno che nel giro di qualche settimana si è trasformata in una rotta. Fondata sulla sabbia, la propaganda di Salvini (e dell’amico ritrovato Di Maio) si è presto rivelata poco più, o addirittura meno, di una buffonata: una clamorosa esagerazione di toni che in realtà non ha spaventato nessuno e non ha minimamente scalfito né Conte né tantomeno Gualtieri – che nel merito l’hanno conciato per le feste – mentre l’Europa ha dovuto prender nota per l’ennesima volta di quanto l’ex padrone di Viminale sia inaffidabile.

È in via di fallimento anche il tentativo di “liberare l’Emilia”, con la fida Borgonzoni sempre più in affanno, lei e la sua maglietta “Parliamo di Bibbiano” bellamente esibita in aula e presto riposta nell’armadio. Mai un leader – Berlusconi a parte, ma forse nemmeno lui – era riuscito a sollevare un così imponente movimento di massa contro di sé come Salvini, a far scendere in campo migliaia e migliaia di giovani nella stagione più critica della politica. Con il suo linguaggio il capo leghista è stato capace di cementare un’opposizione civile in una direzione ostinata e contraria: forse la sua non eccezionale figura nemmeno lo avrebbe meritato, ma tant’è. L’Italia giovane ritorna nelle piazze non “contro l’opposizione” ma contro “un possibile governo”: una mobilitazione preventiva, un altolà.

Persino i mitici sondaggi, per quel che valgono, da mesi non lo danno in crescita e semmai qualcuno in calo, sotto il 30%. Avanti non va. E improvvisamente si para davanti chi è più salviniana di Salvini, questa Giorgia-sono-cristiana capace di involgarire ancora di più, se possibile, il messaggio sovranista ammantandolo di moderna nostalgia post-missina. Ha notato Antonio Polito che i voti persi da Salvini vanno a lei, e quindi non c’è nulla da festeggiare. Giusto. Ma se la Lega si ferma o arretra, si ferma politicamente anche Giorgia-sono-una-madre che da sola è una specie di grande-Msi.

E che s’inventerà ora, Salvini? Nemmeno i comizi a effetto nell’aula di palazzo Madama a cospetto di Conte funzionano più. L’ha fatto una volta, due, alla terza (mercoledì) non se l’è filato nemmeno il Tg2. Tutta la retorica della paura e delle pistole in casa non ha partorito granché e la grande campagna anti-immigrati ormai è evaporata perché si è capito che bene o male il fenomeno si può gestire (anche per questo non si capisce cosa costi al governo Conte cancellare gli ormai obsoleti decreti sicurezza). Intendiamoci: quelle campagne hanno fruttato, e molto, Ma si sono per così dire esaurite. E al loro posto, appunto, non è rimasto che il misero Mes.

Infine, e soprattutto, non è svanita ma si è ridimensionata la prospettiva di elezioni anticipate a breve. Questo è il punto più dolente: Salvini può anche raccattare 4 senatori dal colabrodo a Cinque Stelle ma la maggioranza pare salda persino al Senato; e visto che Di Maio non riesce ad avere con sé i suoi parlamentari che resistono abbarbicati ai loro scranni, ecco che Salvini le urne rischia di vederle col binocolo. Né l’idea di interpretare le regionali come fossero elezioni politiche sembra avere grande respiro, se, come abbiamo scritto, in Liguria, in Campania, in Toscana, nelle Marche la destra leghista dovesse perdere.

E quindi bisogna chiedersi quanto ossigeno abbia, il caporione leghista, se, come tutto sembra indicare, la traversata sarà lunga. Non è che, piano piano, rischia di calare di quanto basta per “non vincere” (direbbe Bersani) le prossime elezioni? Non è che il pallone si sta sgonfiando? Questa sì, sarebbe una novità. Anzi, “la” novità.

https://www.linkiesta.it/it/article/2019/12/13/salvini-lega-sondaggi-consenso/44740/

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